“E se sto male? E se succede qualcosa di brutto?”
Quando abbiamo paura di viaggiare, queste domande rimbombano nella nostra mente prima di partire.
Ci resta addosso quella sensazione di confusione, la fatica mentale pervade il corpo, siamo stanchi e spalanchiamo la nostra porta interiore all’ansia, con il rischio di non muoverci più.
Se, da un lato, è normale e utile preoccuparci prima di partire, quando diventa “troppo” si trasforma in un ostacolo che ci blocca, facendoci prevedere come un incubo una vacanza non ancora iniziata.
Vediamo insieme come le preoccupazioni in viaggio rischiano di rovinare le vacanze.
Senti quel treno che corre veloce nella tua testa?
Sono i pensieri ansiosi che creano una catena interminabile fuori controllo. È il rimuginio, una preoccupazione eccessiva che alimenta e sostiene il tuo stato di malessere ansioso.
Prima di partire, il rimuginio ci da l’impressione di cercare una soluzione a ipotetici problemi, di farci sentire preparati di fronte alle difficoltà, eppure, se ci fai caso, quelle preoccupazioni si ingigantiscono facendoci sentire sempre più impotenti.
Ti faccio un esempio capitato con un mio paziente che doveva fare un giro fuori porta in un altro paese poco distante dalla sua città:
“Lì c’è un mercato famoso, però sarà pieno di gente e chi me lo dice che il cibo è conservato bene? E se provo qualcosa e poi sto male, e se sto male come faccio? Devo obbligare la mia compagna ad aiutarmi e le rovino la gita perché dobbiamo tornare a casa… Non so se ne vale la pena, forse è meglio andare da un’altra parte, magari andiamo al nostro ristorante preferito così sono sicuro di non stare male”.
Quello che succede è che la mente ansiosa si trova dominata dall’incertezza di fatti ancora non successi. Invece di riflettere sulle soluzioni e di pensare ad altri scenari, l’ansia cerca di anticipare i problemi soffermandosi sulle conseguenze negative, dimenticandosi del presente e semplificando la realtà per mezzo di scorciatoie di pensiero: le distorsioni cognitive.
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La preoccupazione eccessiva è sostenuta anche da un’anomala connettività funzionale tra specifiche aree del nostro cervello. Sembra che, durante il rimuginio, l’amigdala, quella struttura profonda e antica che avvisa immediatamente di un pericolo, sia troppo attiva, mentre le aree del cervello che dovrebbero valutare razionalmente il pericolo e regolare la nostra risposta, siano poco coinvolte (la corteccia prefrontale, il talamo e la corteccia cingolata anteriore).
Questa connettività cerebrale nel rimuginio è parte integrante del suo mantenimento. Per questo è fondamentale imparare a calmare la mente e ritrovare un equilibrio emotivo, appoggiandosi anche a tecniche che agiscono sul corpo, come la respirazione, il rilassamento e la consapevolezza sul momento presente.
Le distorsioni cognitive, o errori di ragionamento, sono meccanismi automatici della nostra mente che ci portano a leggere le situazioni in modo estremo, sproporzionato e poco realistico.
Per vedere i quattro errori di ragionamento in viaggio più frequenti, ti invito a scrivere su un foglio tutti pensieri che hai quando devi metterti in viaggio, ti aiuterà ad analizzarli.
Prova a guardare i pensieri che hai scritto, quanti “e se…” ci sono?
Il pensiero catastrofico è quel errore di ragionamento che ci fa predire in modo funesto il futuro. In apparenza, questo pensiero dovrebbe aiutarci nel prevedere complicanze in modo da essere preparati, ma non è così. Quello che succede, è un’escalation di previsioni sempre più negative, come se dovessimo aspettarci solo il peggio, aumentando così l’ansia e il nostro senso di impotenza.
Ad esempio, in viaggio, se ci propongono di fare un weekend al lago, il nostro pensiero catastrofico ci farà prevedere complicazioni, dalla coda in autostrada allo star male una volta arrivati.
E se invece ci divertissimo, nonostante la coda, e andasse tutto bene?
Forse, tra i pensieri che hai scritto, troverai parole come “tutto”, “niente”, “sempre”, “mai”, “giusto” o “sbagliato”.
Queste sono dicotomie, modi estremi di categorizzare la realtà. Questo errore di ragionamento ci fa vedere la realtà divisa in modo netto, luce e ombra, senza sfumature e complessità. Da un lato, ha una funzione rassicurante perché semplifica le opzioni quando dobbiamo fare delle scelte, dall’altra, irrigidisce il nostro modo di vedere le cose senza tenere conto delle ambiguità e della complessità di ciò che ci circonda.
In viaggio, il pensiero dicotomico ci allontanerà dall’accogliere il mondo così come si palesa di fronte, limitando il nostro modo di osservarlo e di scoprirlo.
Quindi, ti invito a riconoscere il tuo pensiero dicotomico e ad usarlo a piccole dosi, aiuta la tua mente a leggere il mondo con più equilibrio e saggezza.
Il mondo è meraviglioso proprio perchè è multisfacettato.
È possibile che tu abbia scritto che “se ho l’ansia, sono debole…”. Questo è il ragionamento emotivo, un errore che avviene quando la nostra mente fa fatica a gestire correttamente un’emozione intensa.
In questo caso, a nostra mente andrà a considerare “vero” solo ciò che stiamo provando, ignorando deliberatamente ogni fatto concreto che la possa disconfermare, come se le emozioni equivalessero alla realtà, come se noi fossimo ciò che pensiamo. E a quel punto, il pensiero sarà intrappolato dall’ansia che deforma e offusca tutto, portandoci, il più delle volte, a rimandare una scelta o a credere di non poter sopportare un’esperienza.
Le emozioni, sono sempre valide e presenti per un motivo, ma raccontano di come noi viviamo e interpretiamo quel momento, e non descrivono la situazione in sé. Prova a chiederti: “cosa penserei se non avessi l’ansia?“
I pensieri fanno parte di noi, ma noi non siamo il nostro pensiero.
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Questo errore di ragionamento ci fa prestare attenzione solo ad un dettaglio negativo della situazione, senza farci considerare altri elementi e il quadro complessivo in cui ci troviamo.
Quando siamo in viaggio, possiamo focalizzarci solo sull’aver dimenticato qualcosa a casa, come se fosse la conferma della nostra inesperienza e inadeguatezza, trasformando l’intera esperienza in un momento di profondo disagio.
Come vedi il bicchiere, è mezzo pieno o mezzo vuoto?
Prima di partire, è normale preoccuparci per organizzare le tappe, gli spostamenti, sistemare la valigia e le ultime incombenze.
Le preoccupazioni ci accompagnano anche durante il viaggio perché è inevitabile inciampare in imprevisti, come un ritardo o l’aver sbagliato strada, ritrovarsi in situazioni poco familiari, o provare un malessere fisico.
In tutti questi momenti, la preoccupazione ci serve per affrontare la situazione, ma, se ci facciamo sopraffare dall’ansia e diamo troppo valore ai nostri pensieri, non riusciremo a elaborare una strategia per trovare una soluzione.
La verità è che non serve pensare di più, ma solo imparare a pensare meglio, in modo utile ed efficace.
Per aiutarti a vivere il tuo prossimo viaggio con più serenità, ecco alcune strategie che puoi provare ad adottare:
Pensare è un’azione automatica ma nulla ci vieta di cambiare atteggiamento di fronte ai nostri pensieri e fare in modo che non rovinino più le nostre vacanze.
Vai e vivi le tue vacanze, non pensarci troppo, cosa aspetti?
Holzschneider, K., & Mulert, C. (2022). Neuroimaging in anxiety disorders. Dialogues in clinical neuroscience.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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