Cosa ci vieta di partire?
Sono svariate le circostanze esterne che ci obbligano a modificare i nostri programmi di viaggio. Di ostacoli in viaggio ne conosciamo tanti. Ad esempio, nel paese in cui vorremmo recarci succede una catastrofe naturale o una guerra, il nostro volo viene cancellato per uno sciopero o una pandemia o siamo impossibilitati per motivi lavorativi o personali.
Eppure, ci sono delle volte dove l’ostacolo che non ci permette di viaggiare proviene da noi stessi, dal nostro mondo interiore: è la nostra mente.
Ecco perché parliamo di ostacoli mentali in viaggio.
Parliamo di ostacoli e blocchi mentali per definire quei pensieri rigidi o quelle inibizioni che ci portano a mettere in atto una serie di comportamenti di auto-sabotaggio che ci allontanano dai nostri obiettivi e desideri.
L’auto-sabotaggio è una strategia difensiva che mettiamo in atto di fronte a situazioni spiacevoli e per prevenirle. Spesso è dovuto ad aspettative irrealistiche, alla paura del fallimento o all’aver subito giudizi negativi in passato. Per proteggerci, ci diremo di non potercela fare o di non valere, criticheremo noi stessi e gli altri, procrastineremo e cercheremo invano la perfezione.
Questi ostacoli mentali ci portano così a preferire la certezza, la prevedibilità, la ripetitività, piuttosto che affrontare l’atavica paura dell’ignoto.
Quando siamo in viaggio, corpo e mente sono coinvolte ed intrecciate. Da una parte il corpo ci sostiene nell’esplorare e nel muoverci nel nostro itinerario, dall’altra la mente raccoglie le informazioni per integrare contenuti e creare nuovi significati da inserire nel nostro bagaglio di ricordi. A volte, però, la nostra mente si imbriglia in pensieri ridondanti, in scelte ripetitive, in preoccupazioni e timori che ci ostacolano durante il percorso.
Ecco i 5 ostacoli in viaggio più diffusi dovuti alla nostra mente:
Quando incontriamo una persona nuova, in che modo creiamo la prima impressione? Ci basiamo sull’età, il colore della pelle, il genere, l’etnia? Come facciamo a capire se è intelligente o affidabile?
Le nostre prime impressioni, che ci piaccia oppure no, sono guidate dalle aspettative preesistenti costruite su credenze sul Mondo. Queste credenze le assumiamo come spiegazioni assodate, facendoci saltare a conclusioni sbrigative.
Capita di sbagliare! Soprattutto quando le nostre prime impressioni sono influenzate dagli stereotipi (convinzioni generali) e dai pregiudizi (valutazioni negative) che veicolano il nostro pensiero e le nostre emozioni a basarsi su informazioni incomplete.
Le prime impressioni rischiano di ostacolare la nostra esperienza del viaggio facendoci prevedere pericoli dove non ci sono, facendoci mettere distanze o costruire muri con le persone che hanno intenzione di aiutarci.
Il Messico, ad esempio, è un paese costellato da stereotipi. Prima di partire per questo paese sono stata sommersa da preoccupazioni e giudizi, per poi riconoscere, in prima persona, quanto fossero affrettati e inesatti. Oggi consiglio a tutti di fare un viaggio in Messico, un paese complesso, è vero, ma anche ricco di generosità locale, genuinità e colore tropicale.
In questo post sul mio viaggio nello Yucatàn, ti racconto di questa lotta mentale tra stereotipi e realtà. Ti consiglio anche di leggere come preparare la tua valigia psicologica per il Messico prima di partire.
È normale costruirci delle aspettative, quel insieme di previsioni create sulla base delle nostre esperienze passate che ci orientano nel futuro. Hanno quindi un ruolo adattivo perché ci aiutano ad anticipare conseguenze e scenari.
L’attesa che si avveri ciò che di bello abbiamo previsto è una carica emotiva che amplifica e rinforza la nostra aspettativa. Può però capitare che lo scenario immaginato non si avveri, facendoci provare una profonda delusione.
Prima di partire, ci costruiamo aspettative sui luoghi da vedere, sulle esperienze da fare, su come ci sentiremo una volta messo piede in quella destinazione. Leggiamo guide, guardiamo video e fotografie, ascoltiamo storie, e tutta questa preparazione ci carica e non vediamo l’ora di essere lì.
Eppure, succede che l’albergo non sia come nelle foto, che quel luogo appaia più sciatto-caotico-povero-finto-diverso-turistico, che un’attrazione sia chiusa da tempo o proprio in quel giorno, o che non ci sentiamo come avevamo desiderato.
In questo post su come costruire le aspettative in viaggio, ti parlo di Bali, una terra mistica e affascinante che, non ci crederai, negli ultimi anni ha deluso molti viaggiatori.
Uno dei più grandi ostacoli interiori, nella vita e in viaggio, è la paura, l’emozione che ci segnala la presenza di una possibile e concreta minaccia e che ci fa sentire inermi e bloccati.
La paura più intensa e dolorosa è legata a traumi passati di cui siamo stati testimoni o vittime, come catastrofi naturali, aggressioni, guerre e lutti di persone a noi care. Queste circostanze portano all’insorgere di una serie specifica di reazioni emotive, psicologiche e fisiologiche – identificabile come Disturbo da stress post-traumatico (PTSD) – che compromette profondamente la propria vita quotidiana facendo rivivere il trauma passato nel momento presente.
Quando parliamo di viaggi, la paura si mostra sotto forma di timori ansiosi causati da segnali interni, previsioni catastrofiche o da eventi traumatici vissuti. L’ansia e il panico ci ostacolano a partire, la paura di volare o di guidare ci condizionano negli spostamenti, le preoccupazioni ci fanno esitare nello scegliere i percorsi.
In questo post ti racconto come ho elaborato un mio grande dolore trasformandolo nel desiderio di rendere la mia vita un viaggio meraviglioso.
LEGGI ANCHE: Perché ho paura di viaggiare: tre meccanismi alla base della tua ansia pre-partenza
Cercare di organizzare l’itinerario “perfetto” è un desiderio di tanti viaggiatori, ma quando si cerca di raggiungere standard troppo elevati rispetto alle reali richieste e possibilità, parliamo di perfezionismo.
Spesso il perfezionismo è sostenuto dal bisogno psicologico di avere approvazione, di poter controllare i propri risultati o di avere una conferma di sé. Questo porta a dubitare costantemente delle proprie azioni, a non tollerare l’incertezza, le critiche, gli imprevisti e i risultati modesti.
In viaggio, il perfezionismo ci rende intransigenti, testardi, ipercritici e infelici. Il cercare di raggiungere standard irrealistici ci porta a non vivere con spontaneità le tappe del nostro itinerario, a non accogliere gli incontri sul nostro percorso e a non trasformare gli imprevisti in nuove opportunità di scoperta.
Il modo in cui descriviamo, vediamo e percepiamo noi stessi, influenza la nostra capacità di interagire con gli altri e con il Mondo. Una scarsa autostima ci relega nei confini della nostra zona di comfort, immobili, alimentando la sensazione che sia meglio non provare, non rischiare, non esplorare, perché probabilmente finiremmo per commettere errori o di fallire davanti agli altri.
Una visione di sé negativa spesso dipende da vissuti passati che ci hanno fatto provare un profondo senso di inadeguatezza portandoci ad aver paura di metterci in gioco e sentendoci “inesperti” nel Mondo.
In un viaggio, la nostra immagine influenza ogni momento.
Se pensiamo di “non piacere”, non sceglieremo viaggi di gruppo e favoriremo la solitudine; quando crediamo di “non meritare”, rinunceremo a realizzare i viaggi dei sogni; se ci valutiamo “incapaci”, eviteremo la maggior parte delle esperienze in cui c’è il rischio di vederci fallire o di fare una brutta figura.
LEGGI ANCHE: Il significato psicologico del viaggio: quando partendo diventiamo “grandi”
La nostra mente può trasformarsi in quell’ostacolo invisibile tra i più ardui che dobbiamo affrontare in viaggio.
Il primo passo è riconoscere questi blocchi interiori che ci impediscono di esplorare il Mondo con autentica serenità.
Il secondo passo è capire come affrontare questi ostacoli mentali in viaggio. Ecco alcune strategie:
Avviciniamoci alle persone, andiamo nei luoghi e nelle terre di cui abbiamo un’opinione negativa e corriamo il rischio di dubitare, di sfatare quel pensiero troppo rigido che ci fa correre alle conclusioni. Spesso le diversità che ci fanno paura non sono altro che caratteristiche che rendono uniche le persone e i luoghi e, la maggior parte delle volte, osservando attentamente ci accorgiamo di essere molto più simili di quanto pensassimo.
Crediamo di più a ciò che pensiamo o a ciò che vediamo?
Iniziamo individuando la nostra scala di misura, identifichiamo le nostre motivazioni e i propositi che vogliamo realizzare, per poi riconoscere i punti di forza e di debolezza, gli aspetti che amiamo ma anche quelli più critici della destinazione, dei nostri compagni di viaggio e di noi stessi.
L’obiettivo è di partire con una “valigia psicologica” che ci faccia sognare e non idealizzare.
Diamoci la possibilità di ascoltare nuovi suoni, osservare altri modi di vivere, assaggiare piatti tipici e incontrare gente con nuove storie da raccontare. Diamo la possibilità alla nostra mente di allenare la flessibilità, alle nostre emozioni di risuonare nel nostro corpo con insolite sollecitazioni, alla nostra immagine di essere arricchita da rinnovate impressioni.
Questo ci permetterà di accettare pian piano il senso di disagio provocato dalla “novità”, ci farà provare più sicurezza nelle nostre competenze allargando la nostra zona di comfort sentendoci così più forti e adeguati, pronti ad affrontare il futuro.
Se ti senti troppo inerme, demoralizzato o frustrato dai tuoi blocchi mentali ma vorresti viaggiare serenamente, il migliore modo per prenderti cura di te è di chiedere un aiuto specializzato con video-consulenza o un percorso di psicologia del viaggio con realtà virtuale.
Pronto a viaggiare libero da ostacoli mentali?
Knez, I., Butler, A., Sang, Å. O., Ångman, E., Sarlöv-Herlin, I., & Åkerskog, A. (2018). Before and after a natural disaster: Disruption in emotion component of place-identity and wellbeing. Journal of Environmental Psychology, 55, 11-17.
Brown, A. D., Dorfman, M. L., Marmar, C. R., & Bryant, R. A. (2012). The impact of perceived self-efficacy on mental time travel and social problem solving. Consciousness and Cognition, 21(1), 299-306.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
© 2017 - Travelpsych. Tutti i diritti riservati.travelpsych.it - chiara@travelpsych.itPrivacy Policy - Cookie Policy
Design by A Digital Else.