Non c’è giorno, ormai da anni, che in televisione non si ascolti almeno un messaggio di paura per la diversità con altri popoli. Si parla di migrazione, si parla di politica, si parla di guerra.
Elogiare la diversità, di questi tempi, può sembrare sconveniente, ma quando si parla di viaggi, vicini e lontani, è proprio l’immersione in questa diversità che dovremmo abbracciare.
“Come possiamo viaggiare in questo Mondo se siamo spaventati e non conosciamo l’Altro?”
E’ un privilegio per noi poter superare i confini con i paesi limitrofi e raggiungere terre remote in totale libertà e in – quasi – ogni angolo del pianeta.
E, se ci pensi, approcciarsi alla diversità è ciò che sperimentiamo ogni giorno, anche restando a casa.
Nella nostra quotidianità, viviamo normalmente delle discussioni che nascono dal confronto di due punti di vista differenti. Basti pensare al bar con gli amici, durante una cena in famiglia, o ad una riunione di lavoro. Ognuno di noi pensa/agisce sulla base della propria storia familiare, delle esperienze di vita, dell’educazione ricevuta, della cerchia sociale di cui fa parte, della storia del suo paese e della cultura. Inevitabilmente ne siamo influenzati e definiamo i modi di vedere il Mondo, la scala di valore, le priorità e le soluzioni per adattarci e per risolvere problemi.
E’ solo quando la nostra visione si scontra con quella di un’altra persona – e con tutto il suo background personale e sociale – che ci rendiamo conto di quanto il nostro modo di pensare e di vivere sia limitato e specifico di un piccolo contesto.
Cosa comporta praticare quotidianamente la diversità?
Si esercita l’apertura mentale e si matura una profonda crescita personale.
Città a vocazione sempre più cosmopolita, ti permette di ascoltare la storia di un ragazzo nigeriano che mendica vicino al bar sotto casa come di confrontarti con persone di provenienza molto diversa anche sul posto di lavoro. In autobus, poi, per occupare il tempo, capita di tanto in tanto che mi trovi ad ascoltare i racconti d’infanzia di un signore che rivive gli anni ‘50, quando “Milano era una città diversa”.
La diversità non è dovuta soltanto al nascere in angoli diversi del pianeta ma anche al modo in cui si sceglie di vivere il proprio rapporto col pianeta e col paese in cui si è nati. Un esempio sono i piccoli paesi di montagna, dove spesso si vive di un forte legame con la terra. Qui ringrazio ogni contadino che pur prendendomi in giro per il mio “essere milanese” mi ha accolto nel proprio orto, insegnandomi a scegliere correttamente frutta e verdura in un grande supermercato.
Come mi ha detto uno di questi contadini,
“In ogni testa c’è un piccolo mondo”
Che sia un viaggio di piacere o di lavoro, vicino o lontano, il nostro modo di essere e di pensare influirà sull’esperienza che avremo. Conoscere, accettare e accogliere le differenze culturali diventa quindi la chiave per rendere questa esperienza proficua.
Aprirsi a nuovi modi di pensare, permette di tener conto di diverse soluzioni ai problemi facendo il primo passo per eliminare pregiudizi e stereotipi che rendono inflessibile la nostra mente e che sono alla base della discriminazione e dell’intolleranza tra esseri umani.
Quando siamo in viaggio, spesso ci troviamo ad affrontare abitudini e regole di comportamento dettate dalla religione, difformi dai nostri canoni quotidiani. Pensiamo al vestiario per entrare nei luoghi sacri, dalla Moschea alla Chiesa Cattolica al Tempio Buddhista; ai cibi e le bevande da poter chiedere al ristorante; ai rituali, che scandiscono le giornate dei credenti; o ai simboli che rappresentano la propria fede.
Se ci riflettiamo, al di là delle differenze, di base, siamo tutti credenti in qualcosa (fosse una divinità, dei valori, delle passioni), abbiamo tutti delle regole da osservare e dei luoghi di culto, e tutti (o quasi) predichiamo il rispetto per gli esseri viventi.
La strumentalizzazione della religione oggi è un argomento estremamente controverso, soprattutto perché dimentichiamo come sia la tolleranza ad essere alla base della religione stessa.
La diversità, per definizione, è qualcosa che spaventa perché non si conosce.
Viaggiare permette di sperimentare in prima persona cosa significa essere diverso e straniero e di cogliere quindi l’occasione di ricevere un gesto di indulgenza e accettazione.
Conoscere la diversità, esplorarla, ospitarla e accoglierla, è ciò che ci permette di definirci cittadini del mondo.
Sapersi mettere nei “panni” dell’altro è possibile solo accettando che le differenze non siano pericolose, bensì fonte indiscutibile di ricchezza, di confronto, di crescita.
La varietà culturale è ciò che ci rende unici, e viaggiare è il modo migliore per avvicinarci alle tradizioni che solo in quel determinato paese e solo quel determinato popolo può mostrarci.
Torniamo a casa che abbiamo imparato nuove parole in una lingua diversa, conosciamo nuovi sapori da proporre a tavola, abbiamo vissute nuove avventure da raccontare nel salotto di casa nostra.
A casa torniamo più consapevoli di cosa il Mondo ha da offrire e, soprattutto, che le differenze non sono poi così tanto pericolose se ci permettono di avvicinarci.
Torniamo a casa più ricchi di prima.
Essere cittadino del Mondo è rendere le differenze culturali il motivo per avvicinarsi all’Altro diverso da te, perchè in fin dei conti, c’è un elemento essenziale che ci accomuna tutti: siamo indiscutibilmente esseri umani, e puoi riconoscere l’umanità negli occhi di ogni persona che incroci per strada, pur non avendo lo stesso linguaggio, pur non essendo fedeli alla stessa religione, pur non camminando per le stesse strade, pur non mangiando nella stessa maniera.
Siamo diversi fuori, ma esseri umani dentro.
Habermas, J. (2018). The concept of human dignity and the realistic utopia of human rights. In Human Dignity (pp. 52-70). Routledge.
Floyd, S., Rossi, G., Baranova, J., Blythe, J., Dingemanse, M., Kendrick, K. H., … & Enfield, N. J. (2018). Universals and cultural diversity in the expression of gratitude. Royal Society open science, 5(5), 180391.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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