Natale dovrebbe essere un momento festoso, contagioso di bontà, eppure non per tutti è così.
Questo periodo dell’anno è vissuto da alcuni come un periodo difficile, coercitivo, in attesa che questa atmosfera zuccherosa finisca – come per me quest’anno.
Ho quindi deciso di fare un countdown a Natale un po’ alternativo, giocando con una positiva ironia: dove potrebbe affermarsi questo spirito “anti-natalizio”?
Il mio primo consiglio riguardava il “festeggiare in ritardo“, ma adesso vorrei consigliarti un’altra opzione:
Se vuoi evitare gli eccessi, se la bontà natalizia ti irrita ma ti senti buono dentro, un’ottima idea sarebbe di recarti in paesi dove la cultura onora l’immaterialità e la serenità incondizionata, come nei paesi buddhisti o induisti, dove i fiori e le offerte sono presenti tutto l’anno, senza discriminazione di giorni e senza renne volanti o fiocchi di neve. I paesi del Sud-est asiatico saranno quindi la tua meta prediletta come Thailandia, Laos, Myanmar, Cambogia o Bali.
Il Bhutan è considerata la meta prediletta per ritrovare la serenità interiore, in quanto detiene il podio di paese con la più alta “felicità interna lorda” al mondo (FIL): i beni materiali sono sostituiti con la coltivazione dei rapporti sociali e la cupidigia con l’appagamento.
Anche l’estremo oriente coltiva il credo buddhista, ma si è lasciato più influenzare dal consumismo natalizio occidentale, come in Giappone, dove i negozi sono addobbati per stimolare lo spirito festivo dei turisti, mentre i giapponesi proseguono la loro quotidianità; o in Cina, il maggiore produttore di abeti in plastica senza saperne il perchè.
Un Natale basato sulla felicità interiore, da coltivare meditando affianco ad un Buddha.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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