Ho bisogno di natura, di esserne circondata, immersa.
Se sotto terra, la Penisola dello Yucatan nasconde il più grande bacino d’acqua dolce del mondo – i cenotes – , non sorprende che in superficie ci sia una natura rigogliosa e dirompente.
Su questo lembo di terra esiste un patrimonio naturale inestimabile che si dirama vigorosamente ad ogni angolo, natura per lo più protetta dall’UNESCO, tra cui la Riserva della Biosfera di Sian Ka’an.
In lingua maya, “Sian Ka’an” significa “dove il cielo è nato”
Distante circa 10 chilometri da Tulum, la Riserva si estende per più di un milione di ettari e di questi appena un ventesimo è visitabile – difficilmente.
Patrimonio dell’Umanità dal 1987, racchiude un ecosistema terrestre, costiero e marino, la cui biodiversità è protetta e mantenuta intatta da un’attenta cura dell’essere umano.
E quando ho visto con i miei occhi questo luogo, ho pensato di essere davvero alle porte del cielo.
La Riserva della Biosfera di Sian Ka’an conserva un milione di ettari di natura terrestre e costiera, tra lagune colme di fitte e maestose mangrovie all’interno delle quali vivono coccodrilli, lamantini, aironi ed altri rari uccelli acquatici.
Abbiamo attraversato la laguna su una lancia, la tipica imbarcazione locale che lentamente ha solcato quelle acque torbide dal basso fondale, permettendoci di ammirare la laguna nel suo stato più brado al solo suono del motore che rompeva il silenzio. Al nostro passaggio, le teste dei coccodrilli emergevano a filo d’acqua, gli aironi ci seguivano con lo sguardo nel proteggere i nidi sulle cime delle mangrovie, i cormorani ci osservano volando nel cielo.
Venti minuti di esplorazione silenziosa, piacevole, completamente immersi in una natura unica nel suo genere, finchè non raggiungiamo le piscine naturali, un’area dove tuffarsi in un’acqua verde smeraldo, calda, trasparente, da cui osservare in lontananza mangrovie e palme.
Dopo la quiete delle mangrovie e delle piscine, la lancia aumenta la velocità dirigendosi verso il mare aperto, cavalcando onde il cui colore cambiava dal verde intenso del fiume al turchese cristallino del mar dei Caraibi. Ci fermiamo per ammirare il panorama sotto un sole che irradia di sfumature cerulee la superficie del mare, quando dal fondo intravediamo delle ombre salire verso di noi. E’ una famiglia di delfini che assieme ad una tartaruga marina inizia a nuotarci intorno, a mostrarsi e a nascondersi sotto la barca, in un gioco di spruzzi e onde, un sottofondo di voci, le loro e nostre.
Dieci secondi di meraviglia.
L’escursione finisce nel luogo più basso della Biosfera, un paese di pescatori dal nome Punta Allen. In questa Biosfera sono gli uomini ad essere ospiti, mentre la natura selvaggia è padrona della loro giornata, della loro vita. Gli abitanti delle tribù maya vivono di pesca, in modo essenziale e povero, rispettando l’ecosistema e pericoli che gli sono propri, come i coccodrilli che la sera, al calar del sole, si dirigono verso la riva del fiume in cerca di cibo.
Il villaggio si sviluppa su un’unica strada sterrata su cui si affacciano case diroccate, campi da pallacanestro dove i pali si intrecciano con le palme, una chiesa che permette di vedere il mare al di là del suo ingresso, persone sedute che ti salutano e cani sonnecchianti ai loro piedi. Restiamo colpiti dal fatto che quasi tutte le case, nonostante l’aspetto così trascurato e povero, siano provviste di grosse, costose e appariscenti macchine davanti all’ingresso e ci viene spiegato quanto sia importante per questa popolazione – ma penso in generale in gran parte del Messico – avere un buon mezzo per fare lunghe percorrenze su strade spesso poco praticabili (leggi, al termine del post, le informazioni pratiche “difficoltà e disagio”).
Passeggiamo e la sensazione è strana, un insieme di stupore dovuto al fascino del luogo e di malinconia per la decadenza dello stesso.
Da vedere, per entrare in contatto con un Messico che ha tanto da raccontare. Un luogo ancora poco toccato dal turismo di massa, che mantiene la sua sconcertante autenticità.
Mi sono bastate le foto della locandina per dire di “sì” a questa escursione e a posteriori ti confermo che sono stati alcuni dei soldi meglio spesi in questo viaggio.
Un’esplosione simile di natura incontaminata è davvero raro trovarla e la salvaguardia del suo ecosistema ha necessariamente un – giusto – prezzo. Il contatto con la popolazione locale è stato discreto, ma ci ha permesso di comprendere di più questo modo di vivere essenziale dove l’ambiente primitivo si mostra in qualche modo ospitale, vivibile, se rispettato.
LEGGI ANCHE: Messico fai da te: informazioni pratiche per organizzare il tuo viaggio nello Yucatan
Raggiungere l’ingresso della biosfera non è semplice a causa di una strada sterrata resa “ad ostacoli” dal manto di buche che la ricopre. Le buche sono alte circa mezzo metro – non sto scherzando – , quindi se avete problemi di schiena o mal di macchina preparatevi a trenta minuti di inferno. Tutto il disagio passa quando si scende dalla jeep per salire sulle imbarcazioni per raggiungere il punto dove nasce il cielo.
Fai attenzione se decidi di andare in autonomia con una macchina a noleggio per incontrare sul luogo un esperto con cui poi andare in barca: non sempre le agenzie coprono con l’assicurazione questo luogo proprio per il rischio elevato di danni all’auto, quindi informati presso la tua agenzia.
Abbiamo prenotato in albergo l’escursione con Itour Mexico.
Per visitare la Riserva di Sian Ka’an è necessario affidarsi alle guide esperte, per cui il tour organizzato è quasi d’obbligo, ma il prezzo varierà notevolmente in base alla zona in cui vi trovate con l’hotel. Alloggiando a Tulum Playa, abbiamo pagato 90 dollari americani a testa, comprensivo di: tour privato di circa 6 ore in lingua italiana, jeep 4×4, lancia, due guide locali, il pranzo al ristorante a Punta Allen, escursione tra le mangrovie, piscine naturali, mare aperto e snorkeling alla barriera corallina.
A questi si aggiungono 3 dollari a testa per l’ingresso nella biosfera.
A questi si aggiungono altri pesos da dare come mancia alle guide locali e per comprare qualche souvenir a Punta Allen.
Un ringraziamento speciale a Gabriele, mio compagno di vita e di avventura, che con amorevole pazienza mi ha ripreso e fotografato in questo meraviglioso viaggio.
E grazie a E-Dreamsworldwonders che mi ha permesso di realizzarlo.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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