Ho gli occhi che bruciano nell’osservare lo schermo del cellulare.
Le disgrazie, le disuguaglianze, le parole disumane sulla sofferenza, entrano a gamba tesa nella mia stanza attraverso lo schermo, e io mi sento tremendamente impotente. Dov’è la solidarietà?
Posso solo scrivere questo post un po’ di getto, con le lacrime di tristezza che scendono sulle guance, con i pugni stretti dalla rabbia e il mal di stomaco per la preoccupazione.
Siamo tutti sulla stessa barca che affronta un mare agitato e profondo.
Siamo tutti sulla stessa terra che trema, che scoppia, che si fa incandescente.
Tanto. Tutto.
È proprio la distanza che ci dovrebbe permettere di costruire ponti per superare un confine e passare sul nostro lato al sicuro.
È la nostra sicurezza, la risorsa indispensabile che può aiutare qualcuno ad avere una speranza per una vita migliore.
È il colmare le distanze, il tendere la mano, il comprendere quel dolore, che ci permette di non lasciare indietro nessuno e di lasciarlo solo. Perché dietro ad ogni dolore, c’è un altro essere umano che soffre.
Noi non siamo dalla parte giusta del ponte, siamo solo sulla parte che ancora sta in piedi, ma che si sta riempiendo di crepe – di disumanità – e rischia di crollare.
Dentro di me la tristezza, la rabbia e la preoccupazione smuovono la solidarietà.
Etimologicamente, la parola solidarietà deriva dal latino giuridico “solidus”, moneta, ma è dal 1789 che il termine francese “solidarité” uscì dall’ambito legale ed economico per indicare l’atteggiamento di supporto e di vicinanza verso chi è in una condizione di sofferenza e di disagio.
Uno sforzo attivo, quindi, che veicola valori rivoluzionari, come la fraternità, l’uguaglianza e la libertà.
Oggi definiamo “solidali” le attività di Onlus, associazioni, petizioni, raccolta fondi, manifestazioni e ONG, ovvero azioni senza fine di lucro con il solo obiettivo di aiutare chi ne ha bisogno.
Eppure, “solidali” sono anche le nostre piccole azioni quotidiane in cui scegliamo di donare tempo, materiale, talento, conforto e vicinanza alle persone fragili, ai nostri amici e alle nostre famiglie.
La solidarietà è la risposta umana alla contraddittorietà e all’incoerenza del mondo contemporaneo.
Da cosa sono accomunate queste azioni solidali?
Dall’empatia, da quella capacità umana di comprendere lo stato d’animo altrui, la sua sofferenza e il suo disagio e di rispondere con un’azione sentita, libera e gratuita, per porvi rimedio.
La solidarietà è il sostegno reciproco di fronte alla disuguaglianza, per non far sentire solo nessuno. È la coesione che si stringe nell’assistere il più debole perché parte di un destino comune. È la comprensione che dietro a quel disagio c’è una persona, proprio come noi.
Se ci pensiamo, la versione più pura della solidarietà colma proprio la solitudine.
Essere solidali ci fa sentire utili ma anche uniti nel fare del bene, ci fa sentire promotori di una visione positiva della società, e del mondo, basata su valori come l’interdipendenza, la cooperazione e la condivisione.
Perché la solidarietà ci permette di costruire ponti per raggiungere chi si sente solo, di colmare distanze per non lasciare indietro nessuno, e di superare confini per osservare l’orizzonte con speranza e fiducia.
La solidarietà è quando la sofferenza dell’altro tocca le nostre corde emotive interiori.
Se le sentiamo tutti pizzicare, allora potremmo provare a suonare all’unisono insieme creando una melodia rivoluzionaria.
LEGGI ANCHE: Gratitudine in viaggio: tre modi per aprirci alla bellezza del Mondo
1) Aiutando le persone più fragili intorno a noi e che incontriamo sul nostro cammino
Le azioni solidali partono dal nostro quotidiano, è un atteggiamento attivo che teniamo vivo dalle piccole azioni, dedicando tempo di qualità e attenzione alle persone deboli, stigmatizzate e fragili che incontriamo. Non diamo per scontato che ci sia qualcun altro ad essere di supporto, ma cerchiamo di essere noi la prima persona a prestare attenzione, a vedere l’altro di difficoltà.
2) Sostenendo le cause che ci stanno cuore, quelle che fanno vibrare quelle corde interiori
A volte ci sentiamo troppo piccoli per fare la differenza ed è unendoci alle grandi cause che possiamo contribuire nel mettere in moto un cambiamento. Condividere, informarsi, spiegare, donare, affiancare, non stare in silenzio, sono solo alcune delle azioni che è possibile fare.
Non sai da dove partire?
Ecco alcune associazioni che si impegnano ogni giorno, con coraggio, forza e determinazione, a difendere i più deboli, senti quale ti fa vibrare: Unicef, Emergency, Pangea Onlus, Medici senza frontiere, Wwf, Terre des Hommes, Save the Children, Cesvi, Mediterranea Rescue, We World, Still I Rise…
3) Condividendo i nostri talenti e le nostre capacità con gli altri
Il volontariato, il tutoraggio, l’accompagnamento, il sostegno, sono solo alcune delle situazioni reali dove il nostro tempo, il nostro talento e le nostre capacità sono valorizzate da una concreta solidarietà. L’altruismo è un’atteggiamento che promuove benessere, non solo a chi la riceve ma anche a chi la compie, sia fisico che mentale.
Si dice che il silenzio rimbombi più di mille parole, ma, penso anche che se non c’è nessuno ad ascoltare, possiamo urlare a squarcia gola che creeremmo lo stesso rumore.
Non permettiamo al mondo di girare al contrario.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
© 2017 - Travelpsych. Tutti i diritti riservati.travelpsych.it - chiara@travelpsych.itPrivacy Policy - Cookie Policy
Design by A Digital Else.