Le notizie allarmanti sul Coronavirus stanno mettendo a dura prova ognuno di noi, la nostra capacità di mantenere un equilibrio tra senso civico e istinto di sopravvivenza.
Abbiamo parlato di come far fronte alla fatica cognitiva nell’elaborare il flusso di informazioni di cui siamo sommersi.
Adesso parliamo del costo emotivo che ricevere e vivere notizie allarmanti comporta.
Il “come” è stata gestita la “situazione Coronavirus” dai mass-media ha portato le persone ad immaginare gli scenari più catastrofici e confusionali, facendole agire in preda da quel calderone di emozioni negative e intense difficili da gestire.
L’incertezza della situazione non ha fatto altro che sostenere la percezione di conseguenze, reali e immaginarie, drammatiche.
Così l’ansia, che subdolamente si inserisce nelle nostre teste, ci porta a compiere azioni per anticipare la minaccia che pensiamo di non poter controllare. Ed ecco che evitiamo le persone “per sicurezza” o facciamo razzie ai supermercati recuperando decine di chili di pasta “perché prima o poi i supermercati chiuderanno e serviranno le provviste per andare avanti”.
L’intolleranza all’incertezza e la percezione di questi scenari apocalittici facilitano il panico in quelle persone che, bloccate ed esterrefatte, preferiscono chiudersi in casa senza altra possibilità di reazione. E ancora la paura, che scatena quella reazione “attacco-fuga” di fronte ad un pericolo portandoci ad allontanarci e a denigrare le persone che incrociamo per strada.
Energetica è la rabbia, che ci fa definire “l’ingiustizia”, a darle un nome, una forma e un’intenzione: “è colpa loro”, “tu mi vuoi contagiare con il Coronavirus”. Ci basta pensare alle numerose aggressioni casuali e immotivate che avvengono per strada.
Infine, la tristezza, di cui poco si è parlato al telegiornale, che proviamo di fronte ad una perdita, ma anche di fronte ad un evento che ci fa sentire inermi e incapaci di fronteggiare. Pensiamo, innanzitutto, alle persone che hanno perso dei cari, le vittime di questa nuova malattia. Non solo, pensiamo ai sacrifici e alle scelte che ci pone a fare questa condizione preventiva.
Quando siamo prede delle nostre emozioni, quando non le comprendiamo, fatichiamo a riconoscerci e i comportamenti che mettiamo in atto non sono altro che agiti convulsi da cui ci sentiamo sopraffatti.
Non dimentichiamo che anche le emozioni sono contagiose: l’indifferenza, l’ansia, la rabbia, così come la speranza, la gentilezza e l’ispirazione.
Reagire alle situazioni è in realtà una grande risorsa per l’essere umano. Ogni emozione, che sia positiva o negativa, è un segnale da ascoltare e comprendere, è il primo passo per capire come mi sento nel mondo che mi circonda per poi agire in modo adeguato, funzionale e coerente. Una volta riconosciuta l’ansia, so che devo porre la mia attenzione su ciò che nel momento presente posso controllare e gestire, un passo alla volta.
Se lo scenario nella mia testa è così terrificante che mi immobilizza, devo tornare a respirare lentamente per tornare al momento presente. Recuperare la lucidità mentale serve per poter prendere decisioni ma anche per permettermi di vedere ciò che di piacevole mi circonda, non tanto per distrarmi, bensì per ricordarmi che c’è qualcosa per cui vale la pena lottare.
Riconoscendo la rabbia, posso incanalare quell’energia di cui il mio corpo è preda per costruire nuove risorse, modificando la percezione del pericolo.
E, infine, con la tristezza, io devo comunicare, entrarci in contatto e lasciarla decantare perché, umanamente, è un sentimento che ci aiuta a dare valore a ciò abbiamo perso e a ciò che abbiamo ancora.
Se non sai gestire le emozioni, le emozioni gestiranno te.
– Doc Childre e Deborah Rozman
Un ringraziamento speciale a Sara e Michele, amici costretti alla quarantena nella zona rossa, e a Emanuel, mio medico di fiducia esperto in immunologia.
E grazie a tutte le persone, colleghi, commercianti e amici, che si sono confrontate con me negli ultimi giorni avvicinandosi senza paura.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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