Si parla ancora troppo poco delle ripercussioni psicologiche che derivano dallo stato di quaratena causata dal Coronavirus. Come ci dobbiamo comportare? Che cosa dobbiamo e non dobbiamo fare? Quanto durerà?
Come abbiamo scritto in precedenza, il Coronavirus sta mettendo a dura prova ognuno di noi: la difficoltà nell’assimilare le informazioni tragiche che ci bombardano ogni giorno, il calderone emotivo che scatena questa situazione di emergenza, la difficoltà nel capire cosa sia giusto o sbagliato e il senso di immobilità dato dal vedere il Mondo come congelato.
Adesso, da un giorno all’altro ci siamo ritrovati bloccati anche noi nelle nostre case, ognuno in una situazione diversa ma accomunati dallo sforzo di andare avanti con la propria quotidianità e dal desiderio di riabbracciare le persone distanti.
“Andrà tutto bene” dicevano
E potrà andare tutto bene solo se siamo consapevoli dei nostri limiti, delle nostre potenzialità e se siamo capaci di chiedere aiuto.
La quarantena può essere un’esperienza spiacevole per tutte quelle persone che subiscono la situazione sentendosi impotenti. La separazione dai propri cari, l’incertezza sul decorso della malattia, il senso di costrizione, la noia, la tristezza, lo stress, la preoccupazione, sono tutti stati psicologici di estrema rilevanza derivate dalla condizione forzata in cui ci troviamo.
Riprendendo un recente articolo pubblicato su The Lancet (lo puoi scaricare alla fine del post), i fattori di stress più determinanti sono:
Le informazioni ambigue, errate e contraddittorie, veicolate dai mass-media e dai social, causano un senso di confusione, di reazione emotive intense, come la rabbia e il panico, difficili da gestire quando non coerenti e funzionali con la situazione. Nel post “Coronavirus e implicazioni psicologiche – Primo problema: disinformazione” abbiamo visto insieme come elaborare le informazioni allarmistiche sul Codiv-19 e nel post “Coronavirus e implicazioni psicologiche – Secondo problema: emozioni” come gestire lo stato emotivo.
I tempi prolungati di isolamento comportano un alto rischio nell’incorrere in stati depressivi, ansia eccessiva e angoscia.
La mancanza di libertà di muoversi, la perdita improvvisa della propria routine, la ridotta socializzazione e l’assenza di contatto fisico, causano noia, frustrazione e senso di isolamento dal resto del Mondo fino a provare profonda angoscia.
Il timore di non avere abbastanza cibo e beni di prima necessità, è un’ulteriore fattore di frustrazione e di ansia. A questa si collega la paura di non poter ricevere le cure e l’assistenza sanitaria in tempo.
Il timore di ammalarsi e di contagiare i propri cari, porta a prendere delle decisioni su come svolgere le attività durante la giornata, spesso inibendole o stravolgendole completamente, come ad esempio una persona che sta lavorando e che sceglie di non tornare a casa a dormire.
La preoccupazione è legata non solo al sostentamento durante la quarantena ma anche al dopo quarantena, soprattutto in quei casi in cui è necessario interrompere l’attività lavorativa.
Sia le persone in quarantena sia coloro che sono stati contagiati, percepiscono un diverso modo di relazionarsi, hanno paura di essere evitati o di venire denigrati.
La condizione di quarantena per il Coronavirus sta causando notevoli ripercussioni sulla persona sulla dimensione psicologica ed emotiva, tanto da assomigliare ai sintomi ravvisabili nel Disturbo post-traumatico da stress.
E’ estremamente difficile riuscire ad adattarsi in questa situazione, soprattutto da soli, ed è per questo che noi psicologi non possiamo non interessarci alle significative implicazioni psicologiche emergenti dalla condizione di quarantena e di allarme causata dal Coronavirus.
Come possiamo davvero fronteggiare questa situazione di quarantena e di emergenza causate dal Coronavirus?
Ecco quindi cinque strategie:
Cerchiamo di stravolgere il meno possibile la nostra routine quotidiana, ancorandoci a ciò che ancora risulta essere gestibile e prevedibile.
Prendiamoci il tempo per la colazione da fare anche insieme alle persone con le quali condividiamo la quarantena. Creiamo e suddividiamo lo spazio in cui lavorare e in cui poterci riposare. Ritroviamo piccole abitudini piacevoli, attività da svolgere da soli o in compagnia, che sia un’ora di lettura o di televisione, di esercizio fisico o di meditazione, un thè o un bagno caldo. Rispolveriamo le nostre passioni e teniamoci aggiornati sul nostro ambito di lavoro o impariamo qualcosa di nuovo, in modo da percepire di riuscire a spendere in modo proficuo il tempo che abbiamo a disposizione.
Lo scopo è di tenere stretto il nostro senso di identità e di rassicurarci, con gesti piccoli e routinari che ci consentono di percepire un po’ di normalità e beneficio in questa quarantena.
Svolgere attività rassicuranti e piacevoli serve per distrarre la mente dalla preoccupazione e dall’angoscia di questa quarantena.
Lo stress si mostra a livello psicofisico, come mal di testa, bruciore di stomaco, dolori muscolari, disattenzione, ansia, percezione di sè come “incapace di gestire la situazione”, nervosismo. Prestando attenzione ai segnali di stress, possiamo capire come agire per cercare di stare meglio.
Riduciamo il tempo passato a parlare di Coronavirus, ascoltiamo i telegiornali solo una volta al giorno in modo da non sentirci inondati di notizie e informazioni. Cerchiamo di dormire bene riducendo l’uso della tecnologia, dedicando del tempo per riposarci e rilassare la mente prima di coricarci.
Lo scopo è di ridurre la percezione di smarrimento, di dolore e di angoscia che la quarantena e che il Coronavirus stanno trasmettendo.
Le tecnologie sono nostre alleate, soprattutto durante la quarantena, perché ci aiutano nel gestire le nostre giornate. Lo smart-working, l’e-learning, le video-chiamate, sono solo alcune delle attività che svolgiamo in cui la tecnologia ci è venuta incontro.
Facciamone buon uso in modo da non provare lo stato negativo di “tecnostress”, ovvero una sofferenza psicologica, similare allo stress, legata all’uso eccessivo e sbagliato degli strumenti tecnologici.
E’ quindi importante fare delle pause dalla tecnologia per far riposare gli occhi e la mente, e non usare troppi canali tecnologici, come computer-cellulare-televisione tutti insieme, per ridurre il carico cognitivo, facilitando il raggiungimento dell’obiettivo desiderato, che sia di lavoro, comunicazione, formazione o relax.
Le tecnologie come detto ci aiutano a sentirci vicini pur essendo fisicamente lontani. Mantenere la comunicazione con le persone a noi care è fondamentale, che sia una video-chiamata, una telefonata o un messaggio, anche se l’abbraccio è virtuale, il calore arriva lo stesso e scalda il cuore ad entrambi.
Sentirsi sopraffatti dalla situazione, faticare nel trovare una propria routine o piacere nelle attività, provare ansia e tristezza, è del tutto normale. La situazione in cui ci troviamo, così nuova e poco chiara, ci destabilizza.
Quando ne sentiamo il bisogno, condividiamo questo stato d’animo con la persona a noi vicina e cerchiamo aiuto da uno specialista per ritrovare il nostro equilibrio psicologico.
Il malessere provocato dalla quarantena non è da banalizzare perchè può causare ripercussioni non solo sulla qualità di vita presente ma anche in quella futura.
Anche la psicoterapia è supportata dalla tecnologia e noi – parlo a nome di noi psicologi – siamo pronti a raggiungervi a casa.
Gli Effetti Psicologici della Quarantena
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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