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Asia, Destinazioni, Dove si va?, Psicologia del viaggio, Riflessioni in viaggio

Riflessioni di viaggio a Hong Kong: la città dai mille volti

Hong Kong significa “porto profumato”. Sì, Hong Kong è una città che mi ha stregata. Non è particolarmente bella, ma è elettrizzante da quanto sia viva. È una città complessa, eclettica, dinamica e moderna, una città dai mille volti.

Stavo riguardando le fotografie scattate durante il viaggio a Hong Kong e mi è tornato in mente tutto. È pazzesco quanto la nostra memoria emotiva sia forte e intensa.

Leggi anche: Tre giorni a Hong Kong: come esplorare la giungla metropolitana e informazioni pratiche per il tuo viaggio

Hong Kong

Riflessioni di viaggio a Hong Kong

Mi è tornata alla mente una scia di profumi, come se avessi nella testa una mappa olfattiva dei distretti, delle strade, di quella avventura. Al Victoria Peak, ricordo che l’umidità si faceva sentire nelle foglie bagnate della folta vegetazione, nell’aria densa e tropicale che avvolgeva quel panorama sconfinato.

Senza neanche accorgermene, la mia mente rievoca subito l’odore di pesce essiccato dei negozi di Sheung Wan, così intenso e inconfondibile da pizzicarmi ancora il naso. Ricordo che l’unico modo per passarci di fianco la mattina presto, era il tenere una tazzona di caffè di Starbucks sotto le narici. Così forte questo tanfo non l’avevo mai sentito, neppure negli hutong di Pechino.

E poi, il profumo dei centri commerciali, quella fragranza diffusa nell’aria dai negozi di lusso di Central, Causeway Bay e SoHo, erano quasi una boccata d’aria fresca. Ma saltellando per la Hollywood Road, mi accorgevo anche che i murales appena dipinti trasudavano di vernice, il Man Mo Temple di incenso, i vicoli che arrampicavano verso il peak erano stantii. Mentre Quarry Bay, invece, aveva un’essenza dimessa, il profumo della semplice quotidianità cinese. Le strade erano come impolverate, i mercati locali erano acri, e il fetore ammuffito del cortile interno di Montane Mansion era così forte, eppure… Wow, lasciava davvero senza parole.

Montane Mansion, Hong Kong

Montane Mansion, Hong Kong

Arrivare a Hong Kong dopo settimane nella Cina continentale è stato come catapultarsi in una nuova realtà.

Ricordo ancora quella sorta di shock nel passare da una realtà cinese “rigida e diversa” ad una cinese “per finta”, più simile a me, e il mio grande entusiasmo nell’analizzare ogni minimo particolare.

A differenza di Pechino e dintorni, infatti, a Hong Kong le persone erano vestite in modo eccentrico e spesso in giacca e cravatta, i capelli erano colorati e non solo nero corvino, c’erano Exchange ad ogni angolo per le strade e i grattacieli erano scintillanti, moderni e altissimi.

I cartelli e le indicazioni erano tutti in cantonese e in inglese, colorati, spesso iridescenti come quelli con il neon inconfondibile di Nathan Road. Rispetto alle code disordinate e convulse fatte alla Muraglia Cinese o alle stazioni dei treni, a Hong Kong tutti rispettavano le file, anche per prendere l’autobus. Potevo smettere di giostrarmi nell’arte dello slalom sul marciapiede, per prendere un biglietto o per uscire da una porta.

E i cellulari funzionavano senza VPN, internet non era bannato, ed era possibile, finalmente, comunicare con il resto del mondo senza sotterfugi. L’ho sentito subito quel suo modo di fare occidentale in sapore orientale di Hong Kong, l’ho visto subito quel suo volto multi-sfaccettato, contemporaneo, vivace e liberale.

Persone in fila

Persone in fila a Hong Kong

Tanto che, se a Pechino e dintorni il turista occidentale veniva acclamato come la star di un altro mondo, qui a Hong Kong passavo decisamente inosservata in mezzo a tutte quelle persone intente, come in un metropolitano formicaio, a proseguire con le loro vite.

Ho scoperto che qui il forestiero occidentale è considerato un turista o un possibile “gweilos”, ovvero uno di quegli “spettri stranieri” che nei secoli passati hanno colonizzato l’isola.

 

Durante i secoli di colonialismo, infatti, la piccola Hong Kong divenne grande

Hong Kong divenne colonia inglese nel XIX secolo per poi tornare dal 1997 sotto il controllo cinese come Regione Amministrativa speciale.

Fu patria di pescatori, poi di commercio, e ancora fu scenario di guerre, come quella dell’oppio e la Seconda guerra mondiale, ma anche un rifugio per migliaia di persone, per lo più profughi cinesi che scappavano dalla povertà, dalle invasioni e dai disordini nel continente.

Nel corso degli anni, da circa 3600 persone, la popolazione di Hong Kong è cresciuta a 7 milioni di anime. Sono state necessarie opere di bonifica, grattacieli che sfiorano il cielo, mega costruzioni abitative e un’intensa appropriazione di terra dal mare per ottenere una superficie di appena 300 chilometri quadrati in cui far convivere tutti.

È per questo che oggi Hong Kong è conosciuta come la “concrete jungle”, la giungla urbana.

Oggi Hong Kong è una città travolgente, affollata, unica nel suo genere.

Non devi aspettarti una città asiatica caotica e moderna come Bangkok, bensì un agglomerato efficiente e ordinato, emblema della fusione tra Occidente e Oriente.

 

 

Di primo impatto, regnano il capitalismo moderno e lo stacanovismo cantonese.

L’aria sa di denaro, quel carburante che rende vitale e dinamica questa città che ostenta la propria ricchezza come fosse un trofeo, come per dimostrare la propria capacità di sopravvivenza e di rinascita dopo invasioni, soprusi e povertà passata.

Ma Hong Kong è anche un via vai brulicante continuo, di giorno e di notte, non solo di persone in giacca e cravatta che, con il telefono in mano, si mettono in fila per prendere l’autobus, anche di altrettante persone sudaticce in canotta che trasportano sacchi pieni di riso su un carretto a pedali.

La città ha un’atmosfera caleidoscopica, una sofisticata combinazione tra cultura cantonese e britannica, per cui non stupirti quando nel thè ti chiederanno se desideri il latte.

Occidente e Oriente, Hong Kong

Occidente e Oriente, Hong Kong

 

La simbiosi tra Occidente e Oriente è in perfetto equilibrio.

Gli uomini d’affari, i grattacieli futuristici, l’aeroporto moderno e la rete di trasporto efficiente si sommano alla cultura e alle antiche tradizioni che pulsano per le strade di Hong Kong.

Il feng shui determina l’architettura degli edifici, gli anziani giocano per strada seduti sui tavoli improvvisati a Go e a carte, gli antichi rimedi in polvere di piante o animali essiccati sono venduti a fianco ai medicinali moderni in pastiglia. E ancora, gli amuleti vengono messi in tasca prima di entrare in ufficio, i templi si riempiono di fedeli per bruciare incenso, le scatole vengono consegnate sui marciapiedi di prima mattina.

Man Mo temple

Man Mo temple, Hong Kong

Tradizioni, Hong Kong

È una città ordinata che disorienta, Hong Kong, una città che ti trascina dal suo entusiasmo e che muta forma ad ogni angolo. Hong Kong è il luogo dove la diversità convive e insegna a vivere.

Non chiamatela Cina, questa è Hong Kong.

Hong Kong

Hong Kong

Travel Psych: Aggiornamento dicembre 2021

Il presente articolo descrive un viaggio fatto prima dell’inizio delle proteste nel giugno 2019 e le riflessione di viaggio a Hong Kong raccontano di un paese diverso da come si presenta attualmente.

Hong Kong è stata colonia britannica fino al 1997 quando è tornata sotto la sovranità cinese come Repubblica Amministrativa speciale, mantenendo una propria autonomia giudiziaria, legislativa, economica e una propria moneta sulla base del principio “Due paesi. Due sistemi”. In teoria, fino al 2047.

Nel 2019, i cittadini sono scesi in strada per protestare contro la proposta di legge che consente l’estradizione in Cina di persone accusate di vari crimini. Le manifestazioni sono durate mesi, spesso represse dalla polizia con violenza, e si sono trasformate in un vera protesta contro Pechino in nome della democrazia.

Nel 2020 è stata introdotta la legge sulla Sicurezza Nazionale che ha portato a modificare la situazione a Hong Kong in modo inarrestabile.

Nel 2021, è stata approvata una riforma elettorale di Hong Kong che promuove l’intransigenza di Pechino nei confronti di ogni forma di dissenso.

Negli ultimi mesi, centinaia di persone, di origine asiatica e occidentale, hanno abbandonato il paese; centinaia di manifestanti ed esponenti del movimento pro-indipendenza sono stati arrestati, così come giornalisti liberali; sono stati chiusi la testa giornalistica a favore della libertà di stampa Apple Daily e il sito indipendente d’informazione Stand News; la statua in ricordo della strage di piazza Tienanmen presente all’Università è stata rimossa per non incorrere in un reato.

Se hai intenzione di dirigerti a Hong Kong, ti consiglio di consultare prima la pagina dedicata della Farnesina e di seguire gli aggiornamenti sulla situazione de Il Post.

Provo molta tristezza nel fare questo inevitabile aggiornamento, così come è successo per la Birmania.

Spero che i miei racconti mantengano vivo il ricordo di un paese libero, democratico e pacifico.

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