Caldo. Umidità. E ancora una boccata di aria torrida e umida.
“Venire qui in agosto non è stata un’idea geniale”, ci diciamo io e Lele appena messo piede a Hong Kong, tremendamente sudaticci per l’umidità al 97%.
Ma poco importa, l’emozione provata attraversando la frontiera dalla Cina è indescrivibile.
Siamo arrivati a Hong Kong via terra, dopo aver viaggiato per due settimane nel continente cinese. Un treno da Guilin a Shenzhen, due frontiere terrestri e ancora un altro treno fino al cuore della giungla urbana.
Di primo impatto, Hong Kong è davvero una scarica di adrenalina.
Tre giorni a Hong Kong: motivi del viaggio
Tre giorni a Hong Kong: sei luoghi da non perdere
1. I panorami immersi nella foresta: Victoria Peak
2.Il colonialismo e il lusso: Central, Causeway Bay e SoHo
3.Il cuore tradizionale e un po’ di street art: Sheung Wan
5.La vera Hong Kong: Quarry Bay
6.L’edificio arcobaleno: Choi Hung Estate
Travel Psych Tips: informazioni pratiche
Prezzi, dove dormire e come muoversi
Informazioni sull’ingresso nel paese, sicurezza e moneta
LEGGI ANCHE: Tre settimane in Cina: itinerario, informazioni pratiche e consigli per la valigia psicologica
Dopo la miriade di film di Jackie Chan e Bruce Lee, Hong Kong era nella nostra lista dei viaggi da molto tempo e la visita in Cina è stata l’occasione giusta per far avverare questo desiderio.
Il primo motivo che ci ha spinto a vedere Hong Kong è il suo essere una concreta fusione tra Oriente e Occidente.
Oggi è un’importante capitale economica internazionale, all’avanguardia, ordinata ed efficiente, una metropoli eccentrica e lussuosa fino all’eccesso, ma è anche ricca di antiche tradizioni che richiamano la sua storia precoloniale.
Volevamo vedere con i nostri occhi come potessero convivere la cultura britannica con quella orientale, come questa ex colonia inglese si fosse riappropriata delle sue usanze cinesi, come il feng shui, il Tai Chi o gli amuleti taoisti, mantenendo il latte nel tè, la guida a destra e tram e bus a due piani.
Hong Kong significa “porto profumato” in nome della sua storia come terra di pescatori, pirati e trafficanti d’oppio, ma oggi è conosciuta come “concrete jungle”, la “giungla urbana”. È una città sovraffollata. Oltre sette milioni di persone in un concentrato di edifici costipati e grattacieli che sfiorano il cielo, circondati dal mare e dalla foresta sub-tropicale. Le foto viste su internet volevamo trasformarle in ricordi catturati dagli occhi.
Ah, sì.
Un altro valido motivo per vedere Hong Kong è ovviamente il cibo.
Per gli amanti come me di cucina cantonese, sappiate che questa città è la patria dei dim-sum, ravioli e involtini ripieni di carne, verdura e pesce, venduti h 24 in ristoranti Michelin e ambulanti di strada. Ce ne sono di quaranta tipi, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Una vera goduria.
LEGGI ANCHE: Riflessioni di viaggio a Hong Kong: la città dai mille volti
Hong Kong è composta da quattro aree – Isola di Hong Kong, Kowloon, Nuovi Territori e Isole Esterne – per un totale di diciotto distretti, ognuno con una propria anima distintiva.
Tre giorni sono un tempo sufficiente per vedere solo le attrazioni principali nelle due aree più conosciute, l’isola di Hong Kong e la penisola di Kowloon.
Però, tra un acquazzone tropicale improvviso e l’altro, io e Lele ci siamo ritrovati a dover esplorare la città con meno programmi e più spontaneità. Abbiamo quindi lasciato la guida in albergo e siamo andati a perderci, il modo migliore per vivere questa metropoli.
Ecco sei consigli su cosa vedere a Hong Kong:
Raggiungiamo il Peak Tram la mattina presto per evitare la coda, una funicolare centenaria che porta in cima alla collina dell’isola di Hong Kong alta circa 500 metri. La salita è di pochi minuti, ma il tram regala un’atmosfera retrò accompagnandoti in mezzo al verde lussureggiante – e a ville di lusso.
Arrivati in cima, la veduta è a perdita d’occhio.
Hong Kong è una città compatta e la fitta natura le fa da cornice.
Lo skyline di Hong Kong è scandagliato da grattacieli altissimi che sfilano lungo il canale e al di là si vedono i profili dei Nuovi Territori.
Un panorama che ci è rimasto impresso negli occhi, davvero mozzafiato.
Finché delle dense nubi all’improvviso non hanno coperto tutto e un acquazzone ci ha fatto correre al riparo. Ma la foto è stata scattata lo stesso.
Un sali e scendi che vorresti non finisse mai, i distretti della parte nord dell’isola di Hong Kong sono una continua scoperta.
Il mezzo più divertente per attraversarli è il ding ding, il tram stretto e colorato a due piani che sfreccia lungo tutta la costa settentrionale affacciata sul Victoria Harbour.
Central è incredibile per il suo agglomerato di grattacieli, boutique di lusso e palazzi amministrativi che raccontano la storia coloniale e il presente all’avanguardia di questa città. Nella zona ha sede lo Stock Exchange di Hong Kong, la più importante Borsa asiatica, tanto da dare a Central il soprannome di “Wall Street” per la sua essenza economica. Ma è l’incastro architettonico, quasi labirintico, di centri commerciali lussuosi, uffici, grattacieli e ponti sopraelevati, a renderla ancora più eccitante da scoprire.
Per restare in tema newyorkese, Causeway Bay si caratterizza per centri commerciali di lusso come il SOGO e il Times Square, dove le food courts vendono caviale e champagne. È una zona oggi vivace, ricca, piena di luci, mega schermi, ristoranti e chioschi di street food, ma ha origini ben più umili. Causeway Bay è infatti il luogo del primo insediamento. Allora era solo una baia frastagliata, paradiso dei pescherecci, dove le società commerciali inglesi iniziarono a comprare terreni e a costruire magazzini e bazar.
SoHo ha un’anima hipster. Sfoggia il lusso in boutique d’alta moda, locali ricercati e ristoranti stellati, ma anche gallerie di arte contemporanea e negozi di antiquariato. Qui le case e le viuzze iniziano ad arrampicarsi vertiginosamente sul peak con interminabili scalinate o più comodamente con la scala mobile coperta più lunga del mondo, la Central to Mid-Levels.
Il nome SoHo è l’acronimo di South of Hollywood Road, la strada che accompagna nel cuore di Sheung Wan, il quartiere dove la tradizione cinese è sopravvissuta nel tempo.
Percorrendo la Hollywood Road e la Wyndham Street si incontrano splendide botteghe di antiquariato, gallerie d’arte e murales sparsi sulle pareti degli edifici.
I grattacieli si abbassano e lasciano sempre più spazio a casette e a piccole oasi dove isolarsi dalla folla, come il Man Mo Temple all’incrocio con Ladder street.
Il Man Mo Temple è uno dei più antichi e importanti templi a Hong Kong. È dedicato alla divinità dei funzionari e della letteratura (Man) e a quella della guerra e delle arti marziali (Mo), quest’ultimo patrono della Triade e della polizia. All’interno, numerose spirali di incenso sono appese al soffitto, le luci sono fioche e il via vai delle persone è silenzioso. Si respira un’atmosfera fumosa, pacata e surreale.
Sheung Wan nasce come quartiere popolare di immigrati cinesi che scappavano dalla Repubblica Cinese. Qui, bottegai, commercianti e artigiani si sono stabiliti avviando la loro attività mostrando oggi un assaggio dell’antica vita tradizionale. Le strade sono intrise di odore di pesce essiccato fin dal mattino, le farmacie vendono erbe tradizionali e antichi rimedi, i marciapiedi sono occupati da sacchi di riso e consegne di ogni genere.
Tutte le mattine, io e Lele ci alzavamo e andavamo a prendere un caffè allo Starbucks al pian terreno del nostro hotel per poi uscire e immergerci nel brusio di quella realtà. Girato l’angolo, indaffarati commercianti sistemavano le casse in negozio, persone in biciletta suonavano il campanello e si districavano nel traffico, una venditrice leggeva intenta il suo giornale con accanto un gatto e un farmacista aveva i ripiani pieni di scatolette e barattoli con all’interno bacche, rametti, polveri e amuleti. Lo stesso farmacista, però, ad una nostra richiesta per sconfiggere un raffreddore improvviso causato dalla combinazione aria condizionata/umidità, vedendoci un po’ titubanti, ha aperto un cassetto e ci ha dato una medicina più familiare.
Un’atmosfera vivace e tipicamente asiatica, non a caso la zona è chiamata la “Chinatown” di Hong Kong.
La super efficiente metro MRT di Hong Kong ci porta alla penisola di Kowloon, raggiungibile anche con un’attraversata a bordo dello Star Ferry che purtroppo, per mal tempo, non siamo riusciti a fare. La penisola di Kowloon è la zona più densamente popolata di Hong Kong e spazia dal Victoria Harbour alle pendici dei Nuovi territori. Una zona caotica, affollata, eclettica e consumista.
Tsim Sha Tsui è il distretto più turistico di Hong Kong, il cuore del consumismo, rinomato per la sua informalità e vivacità. Qui ci sono le iconiche insegne luminose di Nathan Road che si specchiano sui vetri dei palazzi e delle auto, i ristoranti e i negozi più eclettici e meno lussuosi e venditori ambulanti di ogni genere.
A poche fermate di metro, si raggiunge Mong Kok, il quartiere a nord più tradizionale e meno sofisticato, conosciuto per la varietà di mercati locali.
Lele ed io avremmo tanto voluto passare il pomeriggio tra bancarelle del Mercato dei fiori, degli uccelli, dei pesci rossi e delle signore, e la sera visitare il Night Market di Temple Street, ma il meteo ha scelto per noi ancora una volta.
Siamo quindi andati alla ricerca di un centro commerciale originale e alternativo in cui rintanarci dalla pioggia e ci siamo ritrovati al Sino Center. Quattro piani di videogiochi e prodotti anime giapponesi, un luogo paradisiaco per gli appassionati, come Lele, ma anche divertente per i profani, come me.
Il concetto di “concrete jungle” prende vita a Quarry Bay, una zona residenziale nel profondo est dell’Isola di Hong Kong.
È un distretto dove poter vedere le condizioni di vita delle gente di Hong Kong, uno spaccato di quotidianità completamente fuori dall’influenza consumista e lussuosa dei quartieri adiacenti.
Approfittando del fatto che Lele fosse bloccato per il raffreddore, mi sono inoltrata da sola in questo quartiere popolare, senza paura perché Hong Kong fin da subito si è mostrata sicura e ospitale.
Qui ho incrociato barbieri che lavoravano su un ponte pedonale, bambini che correvano a casa da scuola e un mercato locale di prodotti freschi, tra cui verdura, carne e pesce, dove sono stata accolta con un sorriso curioso da tutti i venditori.
Quarry Bay è interessante anche per chi è appassionato di architettura. Negli anni Sessanta, sono stati costruiti palazzoni residenziali, una sorta di esperimento sociale in cui ammassare migliaia di persone. Sono un vero e proprio micromondo.
Ogni struttura è come una piccola città. Un esempio è la famigerata e mostruosa Montane Mansion dove sembrano abitare circa 15.000 persone.
Quando sono arrivata ai piedi di questa costruzione, sono rimasta affascinata dall’imponenza di questi palazzoni di oltre venti piani, dove gli appartamenti stanno stretti uno accanto all’altro in modo serrato, dando un senso di oppressione ma, al col tempo, di singolare bellezza.
Montane Mansion è diventata famosa con il film Transformers 4 e poi celebre per le foto su Instagram. Le persone che vi abitano, però, sono stanche di questa fama tanto da appendere cartelli in cui chiedono di essere lasciati vivere in pace. Per i trasgressori di queste regole, ci pensano le nonne del quartiere che con spavalderia portano un tavolo al centro del cortile per giocare a carte e intralciare i social addicted.
Queste signore sono fenomenali.
Percorrendo ancora la penisola di Kowloon, si raggiungono i quartieri più umili di Hong Kong, come il distretto Wong Tai Sin,una zona popolare e un tempo malfamata, il cui nome deriva dal Wong Tai Sin Temple, uno dei templi più importanti della città.
Negli anni Sessanta sono stati costruiti anche in questa zona degli imponenti palazzi per creare nuove aree residenziali con parchi, scuole, parcheggi e abitazioni. In anni recenti è stato aperto anche il Nan Lian Garden, un giardino cinese incastonato tra i grattacieli.
Oggi, solo in questi complessi sono costipate più di 40.000 persone.
Il Choi Hung Estate ne è un esempio. Una serie di edifici alti oltre venti piani, colorati come un arcobaleno, che si affacciano su campi da basket – dove a basket non gioca nessuno -, che sono posti sopra ad un garage, circondati da palme.
È un’architettura così articolata, incastrata, funzionale, assurda e fotogenica che non smetteresti mai di esplorare.
Hong Kong non è la città asiatica economica come può essere Bangkok, soprattutto per l’alloggio.
Per quel che riguarda il mangiare, invece, offre una grande varietà che spazia da ristoranti di lusso con prezzi europei a bancarelle di strada e locali più alla mano.
Lo shopping è una delle attività più diffuse, ma sono rare le occasioni in cui abbiamo trovato un grande risparmio e spesso, soprattutto nei mercati, bisogna stare attenti ai prodotti falsi.
I mezzi di trasporto pubblico hanno prezzi molto competitivi.
Purtroppo, non sono riuscita a trovare una buona qualità prezzo degli alloggi che risultano in media molto costosi nonostante l’altissima offerta.
Abbiamo alloggiato presso l’Ibis Hong Kong Central & Sheung Wan, un hotel pulito, moderno e comodo per la posizione vicina alla fermata MRT, all’Airport Express e alle attrazioni dell’Isola di Hong Kong.
Se ne hai la possibilità, il mio consiglio è di cambiare alloggio nel corso della vacanza con una soluzione anche nella penisola di Kowloon, in modo da esplorare con calma tutta la città.
La Octopus Card è essenziale per muoversi sulla fitta ed efficiente rete di trasporti di Hong Kong.
È accettata su MRT, tram, ding-ding, bus, ma anche in svariati negozi. È possibile acquistarla in ogni stazione MRT al prezzo di 150 HK$, di cui 100 sono utilizzabili e 50 di deposito. Una volta finito il viaggio, basta restituire la carta per riavere indietro il deposito e i soldi non spesi sulla carta.
Il prezzo della MRT varia in base alla distanza percorsa, ma in media si spende tra i 0,50 ai 2 euro.
Il ding ding costa 0,30 euro.
Per entrare a Hong Kong non è richiesto il visto per motivi di turismo, solo il passaporto con una validità di almeno sei mesi.
Hong Kong vanta di uno degli aeroporti internazionali asiatici più importanti.
I voli diretti hanno un costo dai 600 ai 800 euro circa e una durata di quasi 13 ore.
Dall’aeroporto Chek Lap Kok è possibile raggiungere in mezz’ora il centro città tramite l’Airport Express.
Noi siamo arrivati a Hong Kong via terra, attraversando la frontiera da Shenzhen. È un percorso facile da seguire e ben organizzato che accompagna dalla dogana cinese a quella di Hong Kong. Entrati nel territorio di Hong Kong, bisogna prendere poi la MRT East Rail Line alla fermata di Lok Ma Chau Station verso Hung Hom che, in appena un’ora e al prezzo di circa 4 euro, porta al centro della penisola di Kowloon.
È usato il dollaro di Hong Kong. Attualmente 1 Euro equivale a 8,66 Dollari di Hong Kong (aggiornamento aprile 2022).
Per le strade ci sono una miriade di punti Exchange e sportelli ATM per poter ritirare i soldi – a noi hanno funzionato sia il circuito Mastercard sia Maestro.
Le carte di credito non sono sempre accettate per i pagamenti quindi è sempre meglio avere con sé dei contanti.
Hong Kong è una città da sempre sicura per i turisti e posso confermartelo in prima persona, dato che mi sono inoltrata nei quartieri popolari da sola. Adopera i soliti accorgimenti che useresti a casa.
Situazione sanitaria
In generale, non sono previste vaccinazioni obbligatorie.
Ricordati sempre di stipulare un’assicurazione sanitaria e di inserire il tuo nominativo nella pagina “Dove siamo nel Mondo” della Farnesina.
Hong Kong mantiene il fuso orario cinese + 7/8 ore rispetto all’Italia e non c’è il cambio tra ora solare e ora legale.
Come avrai capito dal racconto, l’estate non è il momento ideale per visitare la città, anche se un po’ – un bel po’- di acqua non fa male a nessuno. Essendo Hong Kong in una zona caratterizzata da un clima sub-tropicale, il periodo umido va da maggio a settembre e sono frequenti piogge e tifoni.
Il periodo consigliato è quello secco, che va dal nostro autunno alla primavera, durante il quale le temperature sono più miti e il cielo più sereno.
Il clima di Hong Kong è abbastanza variabile e necessita di abiti comodi e pratici, ma anche qualcosa di più elegante per la sera.
Indispensabili sono un ombrello, una giacca non troppo pesante e una sciarpa da tenere in borsa per i continui sbalzi di temperatura tra l’esterno e l’interno. Negli edifici, l’aria condizionata è sempre molto alta.
Le lingue ufficiali di Hong Kong sono il mandarino, il cantonese e l’inglese, quest’ultima parlata prevalentemente nei distretti lussuosi e turistici.
I cartelli hanno tutti la doppia traduzione, in ideogrammi e in inglese.
Essendo una Regione Amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese, internet non è bannato come nel continente. Il wi-fi è presente gratis praticamente ovunque e per non perdersi è sufficiente scaricare la mappa off-line da Google.
Un ringraziamento speciale a Gabriele, mio compagno di vita e di avventura, che mi ha accompagnato in questo incredibile viaggio.
Il presente articolo descrive un viaggio fatto prima dell’inizio delle proteste nel giugno 2019 e le riflessione di viaggio a Hong Kong raccontano di un paese diverso da come si presenta attualmente.
Hong Kong è stata colonia britannica fino al 1997 quando è tornata sotto la sovranità cinese come Repubblica Amministrativa speciale, mantenendo una propria autonomia giudiziaria, legislativa, economica e una propria moneta sulla base del principio “Due paesi. Due sistemi”. In teoria, fino al 2047.
Nel 2019, i cittadini sono scesi in strada per protestare contro la proposta di legge che consente l’estradizione in Cina di persone accusate di vari crimini. Le manifestazioni sono durate mesi, spesso represse dalla polizia con violenza, e si sono trasformate in un vera protesta contro Pechino in nome della democrazia.
Nel 2021, è stata approvata una riforma elettorale di Hong Kong che promuove l’intransigenza di Pechino nei confronti di ogni forma di dissenso.
Negli ultimi mesi, centinaia di persone, di origine asiatica e occidentale, hanno abbandonato il paese; centinaia di manifestanti ed esponenti del movimento pro-indipendenza sono stati arrestati, così come giornalisti liberali; sono stati chiusi la testa giornalistica a favore della libertà di stampa Apple Daily e il sito indipendente d’informazione Stand News; la statua in ricordo della strage di piazza Tienanmen presente all’Università è stata rimossa per non incorrere in un reato.
Se hai intenzione di dirigerti a Hong Kong, ti consiglio di consultare prima la pagina dedicata della Farnesina e di seguire gli aggiornamenti sulla situazione de Il Post.
Provo molta tristezza nel fare questo inevitabile aggiornamento, così come è successo per la Birmania.
Spero che i miei racconti mantengano vivo il ricordo di un paese libero, democratico e pacifico.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
© 2017 - Travelpsych. Tutti i diritti riservati.travelpsych.it - chiara@travelpsych.itPrivacy Policy - Cookie Policy
Design by A Digital Else.