Il Coronavirus rappresenta una grande sfida per il Mondo intero.
Nei post precedenti, abbiamo parlato di come gestire il flusso di informazioni da cui siamo sommersi, come rendere le emozioni intense che stiamo provando una risorsa e come reagire mantenendo i nostri valori come una società.
Adesso parliamo dell’ultima implicazione psicologica che il Coronavirus ci mette di fronte.
Uno degli aspetti più apocalittici di queste ultime settimane è stato osservare come la mobilità di un Mondo intero venisse interrotta. Il Mondo è fermo e paralizzato, facendo emergere ancora più chiaramente le differenze e la disparità di risorse tra un paese/un popolo e l’altro.
Cerco di capire le soluzioni precauzionali prese da numerosi paesi nel vietare l’ingresso e nello sbarrare le porte, la scelta di voler chiudere scuole, università, centri ricreativi e culturali, lo smart-working, per non diffondere il contagio.
Al tempo stesso, mi chiedo quale messaggio sia stato veicolato e come sia stato acquisito, se non ci sono state le dovute spiegazioni per poter comprendere ed essere certi che ci sarà un domani in cui ancora potremo muoverci.
Cerco di capire come tutta questa situazione che stiamo vivendo possa diventare motivo di insegnamento.
Forse, e ripeto forse, il primo passo sarebbe quello di accettare il fatto di essere semplicemente “umani”, con fragilità e potenzialità, ma con diverse risorse a cui attingere, capaci di auto-ripararci, di sopravvivere, di cambiare e di migliorarci.
Forse, è l’occasione per riconoscere che, come esseri sociali, la comunicazione è importante così come scegliere le parole giuste da dire. Perché, per poter convivere, servono empatia, fiducia, attenzione e stima.
E forse, come società, sarebbe utile ammettere che le avversità si possono affrontare restando uniti, condividendo le proprie conoscenze e le proprie domande, con il fine ultimo di vivere e creare un Mondo migliore insieme.
Perché, alla fine, siamo tutti dalla stessa parte.
Nel frattempo che stiamo parlando, l’economia mondiale è in crisi, i cambiamenti climatici hanno reso febbraio un mese primaverile, le foreste, fonte del nostro ossigeno, stanno bruciando, ci sono persone nel Mondo in quarantena da decenni su cui cadono bombe dal cielo, ci sono paesi che muoiono per carestie e malattie per cui esiste un vaccino, e un’invasione di cavallette è imminente. Il Coronavirus è poi un’ulteriore avversità.
Siamo pronti a curare il Mondo insieme?
Un ringraziamento speciale a Sara e Michele, amici costretti alla quarantena nella zona rossa, e a Emanuel, mio medico di fiducia esperto in immunologia.
E grazie a tutte le persone, colleghi, commercianti e amici, che si sono confrontate con me negli ultimi giorni avvicinandosi senza paura.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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