Ad un primo assaggio, l’Andalusia, è capace di confondere e ingolosire con tutta una serie di sapori che difficilmente avresti pensato di trovare in un sol posto. Granada è stato il primo morso che ho affondato e subito il mio palato è stato investito dal sapore di spezie e di proibito, di decadente e di affascinante.
All’inizio pensavo che Granada fosse solo Alhambra
Nel mio immaginario era Lei l’attrazione principale, questa fortezza dal fascino indicibile che ho bramato tutta la sera dal balcone della mia stanza. E invece…
Una guida scortese. Tutto comincia da lì. Per un’incomprensione linguistica, per la sbadataggine di presentarci all’ingresso sbagliato o perché – semplicemente – doveva andare così, una guida ha deciso che nell’Alhambra, quella mattina, io e Sara non saremmo entrate.
Così ci siamo trovate ad avere una giornata intera da reinvestire in tutto ciò che di Granada ancora non sapevamo, né sospettavamo.
Sara, appassionata di fotografia e di risate, nonché mia compagna d’avventura in questo viaggio, mi ha guardato e con un gesto della mano mi ha sottratto la guida turistica, per gettarla sul fondo della sua borsa.
Improvvisiamo – ha detto sorridendo
Così ci siamo perse per le vie dei quartieri di Granada inseguendo il profumo stuzzicante delle nostre curiosità, e questi sono i miei – nostri – 5 personali motivi per prenotare un aereo e andare – tornare – al più presto in Andalusia.
L’Albayzin è un quartiere decadente, sciatto e bohémien pregno di un’atmosfera inaspettatamente ricercata e caratteristica. Noi ci siamo perse per gli stretti e solitari vicoli di quel barrio così misterioso e sorprendente. Un attimo eravamo sole e silenziose ad avanzare al suono dei nostri passi tra una stradina e l’altra, l’attimo dopo a coglierci era il profumo di tapas o il vociare improvviso da questa o quella piazzetta affollata. Con la meraviglia negli occhi ci siamo abbandonate alla vista sulla Sierra Nevada offerta dal Mirador de San Cristobal, splendido punto panoramico. Tornate sulla Carrera del Darro a farla da padroni abbiamo trovato i negozi di spezie con i loro profumi tipici, a differenza del Mirador de San Nicolàs, ricolma di musica e musicisti, posto perfetto per ammirare il tramonto sull’Alhambra.
Magnetico.
L’anima ribelle e undergound di Granada aleggia per le strade, sulle mura e sulle serrande dei negozi del quartiere ebraico.
I murales di El Niño, alias Raúl Ruíz, sono un mosaico nel quale a colpire maggiormente sono i volti, così grandi ed espressivi, di bambini, adulti e anziani. Vivaci, accurati e sorprendentemente realistici.
Una visita che va fuori dai classici itinerari per conoscere la parte provocatoria di questo angolo di Andalusia, che si snoda con passione sui muri tra riflessioni, scritte contorte e sguardi sornioni.
Da decifrare.
Passeggiando nel centro di Granada, all’ombra della Cattedrale de la Encarnaciòn, in certi momenti la sensazione è stata quella di trovarsi effettivamente in Marocco, alla ricerca di una tetería per gustare un thè al melograno, un cachimbas alla vaniglia o un Narghilè, ammaliate dai tintinnii delle bancarelle. E così abbiamo, effettivamente, fatto. Da Calle Elvira abbiamo preso per Calle Caldería Nueva e siamo andate alla ricerca del locale più nascosto e isolato che ci fosse. Lì abbiamo trovato l’atmosfera più autentica, caratteristica ed esotica imbattendoci nella “Teterìa Larache”. Accolte dal proprietario, che, di poche parole, ci ha fatto accomodare sul fondo della sala, abbiamo passato almeno un’ora a goderci l’intimità e la riservatezza del locale, bevendo il thè tipico di Granada e scattando foto da ogni angolazione possibile alla teiera e alle tazzine colorate.
Ammaliante.
Se c’è una cosa che non amo fare è demordere. In risposta al divieto del giorno precedente, il successivo siamo tornate – all’alba, 6:15 in punto – a battere sulla porta. Dopo un’ora e mezza di coda, alle 7:45, un megafono annuncia l’apertura della biglietteria. Lo stesso, che quindici minuti dopo, ben prima che fosse il nostro turno, annuncerà l’esaurimento degli ingressi all’Alhambra. In barba alla nostra risoluta, buona volontà.
True Story.
In compenso, alle 8.10 eravamo nei giardini del Generalife incantate dalla quiete, dal soffice profumo dei roseti e dal fascino arabeggiante che trasudava da ogni muro, ogni colonna, ogni finestra, ogni dettaglio dei giardini del Sultano. Fontane zampillanti, piante rigogliose, strutture rinascimentali miste a dettagli dalle caratteristiche medievali vanno a delineare i tratti specifici di un sito dall’enorme valore storico, riconosciuto Patrimonio dell’Unesco.
Non contente, una visita agli esterni, liberamente accessibili, dell’Alhambra – che offre una vista mozzafiato sulla città – l’abbiamo comunque fatta.
Una vera meraviglia.
Durante la giornata, immancabilmente, tassativamente, inderogabilmente, con frequenze fisse e improrogabili, ci siamo ritagliate il tempo per stuzzicare l’appetito in questo o quel tapas bar di Granada, luogo dalla cultura gastronomica ai massimi livelli. In sostanza, abbiamo provato ogni genere di assaggino gratuito che sia caduto sotto la nostra attenzione. Specialmente quelli che ci venivano serviti a corredo di cerveza e sangria.
Tra i miei posti preferiti nominerei “La Tabernilla del Darro”, ai piedi del quartiere Albayzin, e il “Bar Aixa“, nel cuore gitano della città.
Delizia.
Una città che mi ha rubato il cuore. Si capisce?
Sono stata a Granada in pieno agosto. Grazie alla Sierra Nevada circostante, il clima è caldo ma ventilato e secco. Estremamente piacevole.
Ho soggiornato due notti presso l’hotel Bellavista, modesto, con anima gitana e vista impagabile sull’Alhambra. Straconsigliato per vivere appieno Granada.
È possibile trovare un parcheggio gratis al Mirador di San Cristobal, proprio alle porte del quartiere Albayzin.
Un ringraziamento speciale alla mia compagna di viaggio Sara, nonché mia splendida cugina, autrice delle foto che mi raffigurano e complice di mille risate.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
© 2017 - Travelpsych. Tutti i diritti riservati.travelpsych.it - chiara@travelpsych.itPrivacy Policy - Cookie Policy
Design by A Digital Else.