Quando a metà luglio decidi con tua cugina Sara che la vostra settimana di Ferragosto dovrà svolgersi in Andalusia c’è una legge a cui devi sottostare se non vuoi mandare in fumo il bilancio del tuo intero anno: quella dei voli low cost. E se non c’è un volo low cost per l’Andalusia la scelta obbligata è quella di atterrare altrove: Valencia è stata la nostra scelta. La nostra occasione. Scopriamo cosa vedere a Valencia insieme e in poco tempo.
Si vede che abbiamo improvvisato, vero?
Una volta atterrate, reseci conto della reale distanza che ci separava dalla nostra prima meta andalusa – Granada – capiamo la follia nello sperare di raggiungerla entro sera.
Il nostro hotel è dietro al centro storico e così decidiamo di partire da lì, di addentrarci e perderci in quei vicoli stracolmi di locali e bancarelle. La curiosità suscitata in noi da quella tappa imprevista ha in breve cancellato il dispiacere di non essere già a Granada.
Le nostre 12 ore a Valencia sono iniziate facendo colazione in un bar e chiedendo con il nostro spagnolo elementare due caffè e una brioche al cioccolato. Abbiamo ricevuto due caffè, un cornetto vuoto e una cioccolata calda.
“Iniziamo bene”
Così abbiamo cominciato a girare, rigorosamente a piedi, e in mezza giornata, di strada ne abbiamo fatto parecchia.
Dal nostro albergo giriamo in un vicolo stretto e silenzioso. Sono le 8.30 del mattino, la città ancora dorme e noi ci godiamo la pace della Plaza de la Virgen su cui si affaccia austera la splendida Cattedrale di Valencia (La Seu) in cui è custodito quello che per alcuni sarebbe il Santo Graal.
Le stradine intorno sono un piccolo labirinto in cui perdersi per poi ritrovarsi in una piazzetta attirati dai primi rumori di un piccolo bar. Le mura sono ornate da ghirigori che richiamano altre epoche e street art a tema supereroistico.
E’ una zona sorprendente in cui saltare in un attimo dall’atmosfera affascinante dei vicoli antichi a quella più urban e contemporanea delle piazze.
Commistioni.
La sfortuna vuole che domenica 13 agosto il Mercato più famoso di Valencia fosse – ovviamente – chiuso. Vista da fuori la struttura è imponente, colorata da piastrelle arcobaleno e circondata da vivaci bancarelle del classico mercato di abiti, oggetti e antiquariato. Non ci arrendiamo e portiamo a casa una cartolina storica per la nonna.
Alla prossima.
Inaspettatamente, arriviamo ad un ponte, ma non sovrasta un fiume, bensì un parco. Delle scale ci portano sul letto di un canale diventato da trent’anni una zona alberata, il polmone verde della città.
Si resta senza parole nello scoprire la vastità di questo luogo, non solo un’attrazione turistica – tra attività all’aperto, per adulti e bambini, c’è l’imbarazzo della scelta – ma una vera oasi per ogni cittadino che necessita di evadere dal caos e dallo smog metropolitano. La passeggiata è lunga e piacevole, i rumori della città si perdono nell’aria fino a sparire. Come bambine ci siamo perse su Gulliver, un’attrazione fatta di sali e scendi tra scale, corde e scivoli, in cui perdersi con l’immaginazione facendo finta di essere un lillipuziano.
Green power.
La passeggiata sul letto del Rio porta alla Ciudad de las Artes y las Ciencias.
Non abbiamo il tempo di entrare e ci accontentiamo di guardare da fuori come quell’insieme di edifici si contorcano, allunghino, e mirino verso l’alto in modo armonico, plastico e bellissimo. Le piscine artificiali sono azzurro turchese, l’aria è fresca. Su quelle acque, bambini e adulti si divertono a camminare sulla superficie dall’interno di grandi palloni di plastica. Dalle acque emergono le monumentali sculture di Manolo Valdés, a simboleggiare lo spirito di una città incredibilmente viva, variopinta e sorprendente.
Iconica.
Per noi doveva essere solo di passaggio e invece Valencia ci ha accolte calorosamente – anche troppo, metereologicamente parlando – tra luce, colore, storia e modernità. Inaspettatamente bella, una città da cui lasciarsi sorprendere e in cui tornare il prima possibile.
E ora ci aspettano 5 ore di strada verso la Sierra Nevada, verso Granada.
¡Hola Valencia!
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Ho alloggiato una notte presso l’hotel Ad Hoc Monumental, con un’anima classica ma caratteristica – ed estremamente comodo perchè in centro e vicino a diverse linee di autobus.
Un ringraziamento speciale alla mia compagna di viaggio Sara, nonché mia splendida cugina, autrice delle foto che mi raffigurano e complice di mille risate.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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