Il Cammino d’Oropa è stato il mio primo cammino, quattro tappe, per un totale di circa 60 km in quattro giorni di camminata (o tre se sei più allenato).
Per l’organizzazione e vedere in dettaglio il percorso, ti consiglio di visionare il sito ufficiale del Cammino d’Oropa. In questo post desidero raccontarti solo la mia esperienza da inesperta e lasciarti quei consigli, che mi sono stati dati da persone molto più esperte e che mi sono stati di grande aiuto.
LEGGI ANCHE: Perché fare un cammino: i benefici interiori e gli insegnamenti del camminare
Lo zaino deve essere intelligente e leggero, altrimenti non riesci a camminare.
Ecco l’indispensabile per me (ma non aggiungere troppo): abbigliamento tecnico e traspirante, calze e scarpe da trekking senza badare a spese, autan per ogni tipo di insetto, crema solare, deodorante, fazzoletti, snack, borraccia, infradito, cappellino e racchette per distribuire il peso della camminata.
Abituati al sudore, alla fatica, alla terra sulla pelle, all’unto dello spray e della crema, a fine giornata una doccia sarà il tuo regalo più grande.
Ho incrociato persone di ogni età, genere e tipologia, pellegrini solitari, famiglie e gruppi di amici. Chi camminava per sè, chi per condividere e costruire ricordi, chi come allenamento personale (erano quelli che facevano il cammino in tre tappe).
Incontrare i pellegrini lungo il percorso, condividere chiacchiere alla foresteria e mangiare spesso insieme, è un momento di condivisione e comprensione che non fa mai sentire soli lungo il percorso.
Non ho fatto alcuna preparazione fisica, mi sono solo fidata delle mie forze, ascoltato il mio corpo quando aveva bisogno di energia o di riposare. Un passo alla volta e si va avanti.
Santhià, Roppolo, Torrazzo, Santuario di Graglia e Santuario d’Oropa sono i luoghi da raggiungere tappa per tappa, attraversando strade statali e provinciali, le campagne biellesi, i boschi della Serra Morenica, alte valli, sentieri, ruscelli e ponti antichi.
I centri abitati che si incontrato sono molto placidi, per lo più incontrerai un bar, un panettiere e una posta. Quindi, appena ti è possibile, ti consiglio di sfruttare queste attività appena le trovi aperte per recuperare le energie, fare una pausa riposante e scambiare due chiacchiere. Tieni presente che abbiamo trovato molte attività chiuse la domenica.
Le tappe crescono di difficoltà e aumenta la fatica, ma anche la bellezza naturale di ciò che ti circonda e di quei borghi isolati e rimasti sospesi nel tempo.
Eppure, il cammino non è solo meraviglia, è anche scoprire la bruttura nascosta. Quella che l’uomo ha abbandonato, come casali e fabbricati in mezzo al nulla, o quella che l’uomo crea, come l’asfalto quando non serve.
I tratti nel bosco, vicino ai centri abitati, è sempre pulito, ma la manutenzione del percorso inizia lasciarsi desiderare allontanandoti. Tra rami e piante che cedono e un po’ di sporcizia lasciata da persone poco civili, ogni tanto l’immersione nella natura di fa innervosire.
Non puoi che accettare cosa ti circonda e integrarlo dentro di te, nel bene e nel male.
Ah sì, farai anche incontri un po’ particolari che ti ruberanno qualche sorriso.
La segnaletica del cammino è ottima fino all’ultima tappa dove, nei pressi di Favaro. Lì ci sono due alternative per raggiungere il Santuario, la Tranvia e la “via difficile”, che seguono direzioni differenti mettendo un po’ di confusione.
Il mio consiglio è di scegliere la tranvia fin da subito, più semplice, piacevole e panoramica. Ti avviso però che dovrai percorrere un tratto a filo della strada provinciale, per circa 1 km. Questo è stato l’aspetto che più critico del percorso che diventa pericoloso e poco segnalato, sia per i pedoni sia per le auto. Fai con calma.
I pellegrini incontrati che hanno percorso la via “difficile“, invece, mi hanno detto essere un po’ troppo fangosa, in pendenza e all’interno di un fitto bosco che blocca la veduta sul panorama. Tornassero indietro, farebbero l’alternativa.
Lì a Favaro si crea un po’ di confusione, ma è così pieno di pellegrini che basta seguirli.
Non vorrei essere banale nel dirti che questo cammino è stato fisico ed interiore, ma, per me, è stata l’esperienza giusta arrivata al momento giusto.
E lo auguro anche a te.
Buon cammino
Un ringraziamento speciale alla mia compagna di viaggio Sara, nonché mia splendida cugina, autrice delle foto che mi raffigurano e complice di inquantificabili passi e sonore risate.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
© 2017 - Travelpsych. Tutti i diritti riservati.travelpsych.it - chiara@travelpsych.itPrivacy Policy - Cookie Policy
Design by A Digital Else.