Prendere un aereo e svegliarsi con le luci dell’alba, sorvolando un’altra parte di Mondo.
Non potevo chiedere di meglio per iniziare questo 2020.
Lele ed io ci stiamo dirigendo in Birmania, ma un lungo scalo in Oman ci ha permesso di stringere la mano a Muscat, la capitale.
Muscat significa “ancoraggio”
Abbiamo circa 15 ore a disposizione. E’ un venerdì di Gennaio, l’aria è calda, il tassista conosciuto in aeroporto ci da il benvenuto offrendoci un caffè speziato ai chiodi di garofano che sorseggiamo in macchina chiacchierando su quanto fosse affascinante Muscat e di quanto l’Oman potesse offrire – peccato per il nostro pochissimo tempo a disposizione.
Le strade sono pulite, i giardini curati, i minareti spiccano tra le case bianche e basse, le mura del souq sono in marmo e il profumo di incenso è nell’aria.
Qui, ogni angolo è elegante e sobrio per mantenere e preservare il fascino della tradizione omanita. Sì, qui modernità e antico si amalgamano armoniosamente insieme. Non ci sono strutture all’avanguardia e grattacieli che si elevano nel cielo, ma strutture moderate dai colori tenui con richiami arabeschi e cupole aggraziate.
Il quartiere di Mutrah si sviluppa allungandosi tra le insenature delle rocce nere delle prime alture e il mare, dove spicca il forte portoghese costruito dagli europei alla fine del Cinquecento.
Mutrah è anche la principale area portuale e commerciale del paese, un via vai di navi e barche che si avvicinano e che si allontanano all’orizzonte nell’Oceano, un via vai di persone che si perdono tra le strette e abbondanti vie dell’antico Souq dove contrattare su antichi e preziosi cimeli.
Mutrah è infine quel luogo dove cogliere l’essenza della capitale, tra storia, presente e futuro, da osservare e di cui far parte rispettosamente.
Così uomini, donne e bambini, passeggiano sul lungomare, la Corniche, chiacchierando e ridendo, e noi insieme a loro.
La luce rosa-rossastra del tramonto si riflette sui pavimenti in marmo e sulle piastrelle bianche della passeggiata facendo diventare la Corniche ancora più suggestiva, il mare cambia colore diventando ancora più intenso e le luci dei lampioni si accendono creando magici riflessi sull’acqua.
Cenni di sorrisi, cenni di saluti, ringraziamenti.
Qui le persone sono cordiali, gentili e non invadenti.
Dopo una lunga passeggiata, ci fermiamo ad una bancarella all’ingresso del Souq per prendere degli invitanti samosa di verdure – fagottini fritti – da gustare stando seduti sul muretto della Corniche osservando quel via vai spensierato.
Le ore a disposizione finiscono in fretta e il sole lascia spazio alla luna segnalandoci che è il momento di rientrare in aeroporto.
Se in poche ore mi hai fatto questo effetto, tornerò presto, Oman, questo è certo.
L’Oman non è un paese prettamente economico, i prezzi sono un po’ più alti rispetto ai prezzi occidentali. Abbiamo ammortizzato alcuni costi muovendoci a piedi ove possibile e mangiando alle bancarelle all’ingresso del souq dove una lattina di coca-cola e quattro samosa sono costati 5 Rial (circa 12 euro).
La tratta aeroporto-città costa circa 8 Rial (circa 19 euro).
All’interno del quartiere Mutrah, il prezzo per fare circa 3 chilometri è di 4 Rial (circa 10 euro).
Abbiamo prenotato una stanza all’Hotel Mutrah per poter riposare qualche ora dopo il volo notturno e poter appoggiare i bagagli durante il pomeriggio.
Un ringraziamento speciale a Gabriele, mio compagno di vita e di avventure, che pazientemente mi ha seguita ed immortalata in questo stopover.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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