“Per premiare i blog e i blogger di viaggi che ogni giorno ci ispirano e ci spingono a raggiungere nuove mete, annullando barriere personali e culturali, Momondo ha deciso di lanciare il Bloggers Open World Award” – Momondo
Ho letto questa frase in una fresca sera di metà marzo. Ero accovacciata sul mio divano a sfogliare la homepage di Instagram, tremendamente esausta dopo un’interminabile giornata di lavoro. Avevo bisogno di distrarmi e viaggiare un po’ con la mente, quando un post sponsorizzato ha attirato la mia attenzione. Era stato pubblicato un concorso per blogger di viaggio, e aspiranti tali, indetto da Momondo.
In quei mesi stavo lavorando ad un progetto personale, il blog Travel Psych, e quando lessi quella frase, questo era in fase di costruzione, mentre la candidatura poteva essere inviata ancora per soli pochi giorni – Figurati se non arrivo in ritardo.
Eppure, l’unica cosa che ho pensato è stata
E se ci provassi lo stesso?
E così ho fatto. Ho lavorato per notti intere obbligando le persone attorno a me, e a questo mio progetto, a fare altrettanto. Ci credevamo tutti. Ci volevamo provare tutti. Editing delle foto, inserisci dei post sul blog, poi cambia idea e sistema ancora tutto.
Notti insonni.
Ma c’era un post su tutti che mi aveva tenuto ore ed ore a scegliere le immagini, l’ordine in cui disporle, come sviluppare i pensieri che avevo in testa, quali parole fossero le più corrette per comunicarli, etc… Su quel post più che su qualsiasi altro avevo sudato le celebri sette camicie – o magliette nel mio caso – prima di cliccare “pubblica” sul menù di WordPress. Era lui. Senz’altro lui, il post che avrei voluto usare per il concorso.
Il giorno prima della chiusura delle iscrizioni, ho aperto il blog e inviato la candidatura.
Pensavo avrei atteso per mesi, con un nodo in gola, che passassero le varie fasi del concorso fino ad arrivare alla finale, ma la verità è che dopo qualche giorno, presa dal lavoro e dallo scrivere per il blog, mi ero persino dimenticata di essermi iscritta. Avevo addirittura già prenotato i biglietti per il mio agosto in Cina quando, a maggio, arrivò la lieta notizia:
Sono finalista
A presentare i vincitori, il dj radiofonico Filippo Ferraro di RDS.
Che emozione.
La cerimonia inizia, le luci soffuse, i divanetti comodi, il cuore che accelera. Nel corso della serata ho visto ragazzi e ragazze salire entusiasti sul palco dopo aver sentito il proprio nome chiamato al microfono. Con l’imbarazzo sul volto e la voce tremolante per la felicità ringraziavano questo o quell’altro amico, parente e collaboratore, appena prima di alzare il trofeo, stringere mani e sorridere per le foto di rito.
In una categoria per cui ero stata selezionata, non vinco. Fa niente, veder passare sullo schermo il proprio sito davanti a tutta questa gente è stato già di per sé emozionante.
La seconda categoria in cui sono stata selezionata è l’ultima. Ore 22.30. Mani sudate e provo a controllare il respiro – che fatica. Sale sul palco Cristina Oliosi, responsabile Marketing per Momondo Italia: legge i nomi dei dieci finalisti ed ecco il mio fare capolino nella lista. I peli mi si rizzano sulla pelle ed un brivido mi percorre la schiena.
Stai serena, è già un bel traguardo essere tra i finalisti – dice una vocina con fare rassicurante e falsamente modesto dentro di me. Taci che non sento se chiamano il mio nome – le risponde l’altra, molesta, vocina bramosa di gloria e riconoscimenti.
Ce l’ho fatta. Circa.
Sono stata premiata come seconda classificata per la categoria “Open World”. Io e le mie due vocine interiori siamo salite sul palco tra l’imbarazzo e l’orgoglio, la voglia di sparire e quella di stringere mani e ringraziare gente.
Ho (quasi) vinto.
“Viaggiare” è una cosa seria.
Più che nomi e numeri questa serata ha voluto premiare gli intenti, la volontà di provare qualcosa di nuovo nel raccontare il mondo. E Travel Psych, nei suoi motivi fondanti, vuole essere un modo nuovo di portarsi la psicologia in viaggio, così da moltiplicare le chiavi di interpretazione con cui ci approcciamo alle situazioni e alle scoperte che soltanto il viaggiare è in grado di offrire.
Dove si va?
In Cina
Un ultimo ringraziamento va anche a Ludovico de Maistre, documentarista per Rai3, che mettendo in palio il suo video-corso professionale mi ha – quasi – permesso di acquisire qualche competenza in più sul Reportage di viaggio.
Quasi quasi ci provo.
Citata su:
Momondo.it
Tg Tourism
Travel No Stop
Web in travel magazine
Varese News
Quasi citata su (perché no?!):
Vanity Fair
La Repubblica
Il Fatto Quotidaino
New York Times
National Geographic
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
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