Desidero vedere il mondo ma non ci riesco
C’è stato un periodo della mia vita, prima della pandemia, in cui la mia comfort zone si era ristretta a “casa” e non riuscivo più a viaggiare.
Avevo perso improvvisamente una delle persone più importanti della mia vita e la terra sotto i miei piedi si era come aperta in un precipizio.
Sentivo di dover rimanere ferma, con una fitta nello stomaco e il cuore fatto a brandelli, lì in equilibrio su quella voragine buia, per non cadere.
Avevo il timore di muovermi.
In questo post desidero raccontarti quel periodo in cui ho provato il disagio di allontanarmi di casa ma anche di come ho superato la mia paura di viaggiare facendo piccoli passi intorno al mondo.
“Casa” era l’unico luogo in cui sentivo di dover stare, perché solo lì, in qualche modo, mi sentivo accarezzata da quei ricordi rimasti congelati tra le mura domestiche. Non potevo spostarmi.
Sentivo di star male alla sola idea di mettermi in partenza, ero pietrificata solo guardando l’Atlante perché “Viaggiare” avrebbe significato separarmi da quei ricordi custoditi in casa e andare avanti con la mia vita.
Dentro di me, il desiderio di vedere il Mondo era come sospeso tra l’angoscia di allontanarmi, la rabbia di non riuscire a farlo e la nostalgia di ciò che avevo perso.
Sono stati necessari mesi e mesi di terapia e di sedute EMDR per farmi smuovere un passo da quel precipizio. I successivi passi sono stati intorno a me e poco a poco più lontano.
E solo dopo un anno e mezzo ho rimesso piede nel mio continente del cuore.
Sono “tornata” a viaggiare in modo graduale perché, nonostante il desiderio di vedere il mondo, non riuscivo ad arginare l’angoscia nell’allontanarmi da casa che sentivo dentro di me. Ho esplorato i confini della mia zona di comfort tutto il tempo necessario, con al mio fianco le persone che mi sostenevano, e sono tornata a crescere, un passo alla volta, andando qualche metro sempre più in là.
Dopo sette mesi in cui mi sentivo congelata nel tempo, mi tornò in mente che c’era una città in Europa che volevo vedere con la persona che avevo perso.
E così ci provai, sentivo l’adrenalina nelle mani mentre cercavo i biglietti aerei e andai a Lisbona.
Non avevo programmi, mi bastava essere lì e far finta che Lei fosse accanto a me.
Ho iniziato a riassaporare la leggerezza dell’aria che sa di straniero, del coinvolgimento di quelle parole dette con un altro idioma, di quel sorriso che viene spontaneo quando vivi qualcosa di bello.
Quel viaggio mi ha fatto capire che potevo spostarmi senza timore perché i ricordi, che congelavo con nostalgia a casa, erano custoditi con un caldo amore dentro di me, ovunque fossi.
Distanza: 2.5 ore di aereo
Durata: weekend
Dopo qualche mese, ecco che il Marocco ha bussato alla mia finestra. Avevo bisogno di sperimentarmi in qualcosa di nuovo, di immergermi in un ambiente diverso per capire se fossi ancora in grado di viaggiare.
Ero partita assorbendo i timori dei miei famigliari nel vedermi andare in un paese africano circondato da scomodi pregiudizi e la mia preoccupazione si è fatta sentire appena misi piede a Fès. D’istinto ero timorosa appena qualcuno si avvicinava, la frenesia delle strade era per me un nervoso baccano, il dedalo della Medina mi faceva sentire ancora più smarrita.
C’è voluto un giorno intero per abbassare le mie difese di diffidenza e la paura di perdermi, per tornare a fidarmi del mondo che mi circondava e del mio istinto.
Quel viaggio mi ha ricordato che i limiti erano solo dentro di me, perché quel mondo, che avevo paura a guardare, era ancora lì pronto ad accogliermi e a coccolarmi.
Distanza: 3.5 ore di aereo
Durata: 5 giorni
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Senza rendermene conto, era arrivata l’estate e decisi di improvvisare.
Sentivo ancora il bisogno di rimanere “raggiungibile” e di non assentarmi per troppo tempo. Così divisi la mia vacanza alternando momenti a casa e momenti distanti.
Presi la macchina e, assieme al mio compagno e a mio fratello, andai per una settimana nel sud della Croazia. Mi sentivo come a casa, circondata da persone che mi trasmettevano sicurezza e tranquillità, e da un ambiente famigliare perché quel luogo richiamava i miei ricordi di infanzia.
L’isola di Brač è stata l’àncora di quiete del mio mondo interiore ancora irrequieto. Tenevo a bada l’agitazione riappropriandomi di quel rassicurante calore che solo una nuova routine quotidiana poteva darmi.
Ogni mattina giravo per le strade del paese ancora assonnate, mi immergevo in mare per farmi cullare dalle onde. Sono tornata in bicicletta dopo anni che non salivo in sella per raggiungere calette e baretti da cui contemplare il tramonto.
Questo viaggio mi ha insegnato che “casa” non è un luogo, ma uno stato d’animo.
Distanza: 9 ore di auto
Durata: una settimana
Dopo essere stata a casa in Italia, ho passato un’altra settimana a Capoverde sull’isola di Sal.
L’ambiente creolo, quei colori tropicali e la musica tipica nostalgica, hanno ravvivato la mia parte esploratrice affamata di incontri umani e storie di vita, tinte variegate e panorami di rara bellezza.
È stata una settimana all’insegna del motto “no stress” che ricorda di vivere con calma la vita per apprezzare ogni singolo momento.
Questo viaggio mi ha insegnato che la vera ricchezza è posseduta da chi non ha niente.
Distanza: 6 ore di aereo
Durata: una settimana
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Dopo circa un anno e mezzo, la mia paura di viaggiare si era modellata.
Sentivo sempre il timore di non essere “raggiungibile se succede qualcosa”, ma ero anche consapevole che quella preoccupazione non sarei mai riuscita a calmarla rimanendo vicino a casa. Avevo bisogno di ritrovare la pace interiore, di ritrovare il mio equilibrio abbandonandomi alla scoperta e alla genuina bontà delle persone.
E sono tornata in Asia.
Dopo uno stopover a Muscat e qualche giorno a Bangkok, mi sono diretta in Myanmar dove è stato amore a prima vista.
Questo viaggio è stato un balsamo per l’anima e la mia zona di comfort si è di nuovo allargata al mondo.
Distanza: 16 ore di aereo
Durata: due settimane
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La paura di viaggiare nasce da moti interiori che creano crepe emotive.
È riappropriandosi della fiducia e della stima in sé stessi, che costruiscono ponti su quelle crepe, che possiamo fare passi intorno al mondo e superare la paura di viaggiare.
Un metro alla volta.
Una psicologa con la valigia sempre in mano.
Benvenuti nel blog di Psicologia del viaggio.
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